La stampa specializzata non serve a Call of Duty
Da vent'anni la serie di sparatutto a tema bellico di Activision timbra la stagione autunnale ed è protagonista delle classifiche di vendite. Anche adesso che può fare a meno delle recensioni.
Ciao,
Call of Duty è una costante dell’annata dei videogiochi. Per qualcuno è così addirittura da sempre, perché la serie pubblicata da Activision ha ormai la bellezza di vent’anni alle spalle. Quella che è nata come un’esperienza di gioco esaltante e spettacolare, pensata per riportare sugli schermi di casa lo spettacolo delle pellicole cinematografiche del genere (oltre che uno stile di gioco interessante), negli anni si è trasformata in qualcosa di diverso. Oggi Call of Duty è un esempio perfetto per parlare di come i videogiochi sono diventati delle piattaforme che offrono un servizio in continua espansione, per un anno intero e di quali sono i modelli economici che hanno adottato. Ma, intanto, la stampa specializzata è rimasta ferma al palo e non sa più bene come trattare l’argomento. O forse è solo che a nessuno interessa più un granché.
Buona lettura!
Non serve scrivere di Call of Duty
Alcuni giochi non hanno bisogno di essere recensiti. Non serve a loro, ai giochi, e nemmeno ai giocatori, cioè ai clienti paganti. Non è che una critica approfondita e intelligente non possa essere utile, perché è sempre utile. La questione, semmai, è che tanto i publisher quanto la stampa di settore hanno fatto sì che si arrivasse a una condizione per cui il ruolo della seconda è spesso trascurabile. E in effetti così è: si fa a meno di attendere il parere degli esperti del settore, tanto più se sono quelli che ancora si ostinano a organizzare il loro lavoro attorno a testi scritti o, comunque, a rispettare una formula tutto sommato tradizionale di recensione (anche se in formato video).
Il discorso è davvero molto lungo e andrebbe articolato agganciandolo a dei paletti.
Tanto per cominciare ci sono i publisher che spingono nei mesi precedenti all’uscita per nutrire i numeri delle prenotazioni, consci che, una volta completata la prenotazione, difficilmente l’utente tornerà sui suoi passi. La recensione, a quel punto, diventa completamente inutile.
Poi c’è la stampa specializzata che ha avuto, e ha ancora, a differenti livelli a seconda della latitudine, la tendenza a presentare i giochi in fase di anteprima ripetendo le formule scelte dagli uffici marketing dei publisher (promuovendo, più che informando). Facendo così il loro gioco e contribuendo a rendere inutile la futura recensione.
Infine c’è la natura stessa di alcuni giochi, che necessitano di un’ampia fase di prova online possibile solo dopo l’uscita degli stessi, e l’assurda rilevanza che è stata concessa a Metacritic, che non concede di modificare le proprie valutazioni, contribuendo in maniera decisiva a rimanere cristallizzati su un modello di recensione che è fuori tempo massimo. E lo è da una decina di anni.
Quindi a chi interessano le recensioni, se escono dopo che ho già prenotato il gioco e se sono mesi che mi ripetete quanto sarà bello e innovativo? A chi interessano le recensioni, se addirittura il gioco è già disponibile e la valutazione ancora si fa attendere?
Call of Duty: Modern Warfare III è il nuovo capitolo della saga di sparatutto di Activision ed è disponibile da qualche giorno per PlayStation, Xbox e PC. Con il passaggio di Activision a Microsoft, nei prossimi anni Call of Duty tornerà a vedersi anche sulle console di Nintendo e la sua presenza nei sistemi di gioco via cloud sarà sempre più diffusa.
Eppure trovare Call of Duty: Modern Warfare sulle prime pagine dei grandi portali italiani, inglesi e americani, è un’impresa. Lunedì 13 novembre, con già un weekend di disponibilità piena del gioco (quest’anno sviluppato da Sledgehammer Games), la presenza di articoli dedicati nelle aree più visibili dei siti di settore è irrisoria se non nulla. In questa giornata, nessuno dei grandi siti italiani che ho consultato ha un articolo “strillato” (o in posizione di rilievo) che riguardi il nuovo Call of Duty. Mi riferisco a: Multiplayer, Everyeye, Spaziogames, IGN, The Games Machine.
Dall’altra parte dell’oceano la situazione è identica: nessuna traccia su IGN, Polygon, Gamespot e Kotaku. Compare qualcosa appena oltremanica, con Eurogamer e Videogames Chronicle che mantengono la loro recensione in vista, anche se si tratta di contenuti selezionati automaticamente secondo un filtro che propone quelli più popolari. Tra le scelte della redazione (“Editor’s Pick”), uno spazio presente tanto su Eurogamer quanto su Videogames Chronicle, Call of Duty: Modern Warfare III non c’è.
I siti specializzati più tradizionali non hanno deciso di auto-sabotarsi. Evidentemente chi vuole sapere qualcosa riguardo al gioco, lo cerca altrove: dai contenuti dei content-creator alle bacheche di Reddit e al tappeto di video di Tik Tok o chi per esso. Poi ci sono anche i canali ufficiali del gioco, tra cui un blog1.
Non è un discorso nuovo e viene fatto da tempo quando sul tavolo ci sono i grandi giochi “ricorrenti”, che sono spesso le edizioni annuali delle (poche) simulazioni sportive rimaste, ma che per caratteristiche si adatta alla perfezione anche a Call of Duty.
Chi è interessato a Call of Duty (o a FIFA/EA Sports FC), non è detto che sia di per sé una persona appassionata di videogiochi… è possibile che lo sia di un solo videogioco
Dopotutto siamo di fronte a un’esperienza di gioco che si ripropone con costanza impeccabile ogni dodici mesi, i cui cambiamenti sono tutto sommato ridotti e che è pensata principalmente per il gioco online ed è quindi attenta alla sua comunità di giocatori. Una comunità che probabilmente rimane connessa con l’argomento e aggiornata in maniera molto specifica su quell’unico argomento. Chi è interessato a Call of Duty (o a FIFA/EA Sports FC), non è detto che sia di per sé una persona appassionata di videogiochi… è possibile che lo sia di un solo videogioco.
Perché intanto i risultati di Call of Duty spingono la serie a rispettare le aspettative di Activision, pur se con qualche saliscendi negli ultimi anni. I numeri, Call of Duty, continua a farli e rimane quindi uno dei videogiochi più popolari in senso assoluto.
Ecco qualche informazione per capire di che si parla. Questi sono alcuni dei risultati ottenuti dal gioco della serie pubblicato nel 2022, Call of Duty: Modern Warfare II, secondo le comunicazioni di Activision.
Nei primi 10 giorni di disponibilità ha oltrepassato 1 miliardo di dollari in copie vendute: è il nuovo record per la serie, che batte i numeri di Call of Duty: Black Ops II (2012).
Modern Warfare II è il lancio che ha generato più introiti nel settore dell’intrattenimento nel 2022.
Secondo i dati raccolti da NPD, che si occupa di monitorare il mercato dei videogiochi degli Stati Uniti, Call of Duty: Modern Warfare II è diventato il gioco più venduto dell’anno negli USA già a poco più di un mese dall’uscita nei negozi. Ed essendo stato distribuito il 28 ottobre, gli sono anche bastati tre giorni per arrivare in cima alle classifiche di vendita di quel mese.
Immagine in apertura: Maximiliane Uriarte2
VERBA MANENT
Vent’anni di Call of Duty: “il brand ombrello”
Si festeggiano nel 2023 le venti primavere di Call of Duty, che venne annunciato proprio in una primavera. L’8 aprile 2003 Activision pubblica un comunicato stampa che illustra un progetto ambizioso: “il brand di Call of Duty offrirà l’esperienza bellica più autentica, intensa e realistica, vissuta attraverso gli occhi dei soldati che combattono al fronte”, dice Dusty Welch, allora Vice President of Global Brand Management per Activision.
Call of Duty viene presentato come un “nuovo brand ombrello”, cioè capace di ospitare una moltitudine di progetti ed esperienze di gioco, almeno nelle intenzioni di Activision di vent’anni fa. Forse l’idea di allora era diversa, ma il Call of Duty di oggi include, e non da oggi, almeno tre differenti modalità di gioco: campagna per single player, multigiocatore classico competitivo e gioco cooperativo a caccia di zombi.
In vent’anni, Call of Duty è stato portato su schermo altrettante volte e solo nel 2004, appena dopo il debutto, ha “saltato” una stagione.
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Intanto, le recensioni di Modern Warfare 3
Al giorno di uscita, 10 novembre, le recensioni di Call of Duty: Modern Warfare III erano poche e per forza di cose incomplete, mancando di commenti approfonditi sulle modalità per più giocatori.
Il 14 novembre si è mosso qualcosa: Everyeye e Multiplayer hanno pubblicato le loro recensioni di Call of Duty: Modern Warfare III, mentre la redazione italiana di IGN lo aveva già fatto nella serata precedente. La totalità delle testate principali a stelle e strisce deve ancora esprimersi con un giudizio definitivo.
Ha senso recensire un gioco simile dopo aver provato la componente online solo per una manciata di giorni? No, perché il gioco è in continua evoluzione grazie ai contenuti che vengono aggiunti costantemente e a meccaniche che è comunque difficile pensare di poter valutare compiutamente in così poco tempo. Si può fare diversamente? No, perché Metacritic e i modelli attuali delle recensioni impongono di tirare una riga da qualche parte e allora tanto vale dopo aver giocato un po’, muovendo i piedi sulle mappe disponibili fino a quel momento, vivendo le varie modalità e dando un parere utile fino a un certo punto.
Ma forse, ora, è utile fare chiarezza…
NON STO CAPENDO
Ma perché ci tengono tutti a essere su Metacritic?
Metacritic è un aggregatore, un sito che raccoglie i voti e i commenti di una valanga di testate specializzate e poi elabora una media di quelle valutazioni. Il servizio verso chi lo utilizza è chiaro. Ma che servizio offre a quelle testate? Intanto ne diffonde il nome e inserisce dei link diretti alle recensioni, ma questo può essere allettante solo per le realtà più piccole e che devono ancora affermarsi (e in realtà, se sei piccolo, è difficile essere preso in considerazione da Metacritic). Il meccanismo che funziona, invece, è quello messo in moto dagli editori dei videogiochi, loro sì che tengono due occhi fissi su Metacritic. Sono innumerevoli le testimonianze di lavoratori del settore che segnalano come la media su Metacritic di un gioco su cui hanno lavorato ha determinato il ricevere o meno un bonus. Quando gli editori devono fare selezione e decidere a chi concedere il lusso di poter recensire il proprio gioco in anticipo rispetto all’uscita, può diventare essenziale essere all’interno del circuito di Metacritic: se ci sei, il tuo voto conta e se il tuo voto conta, ti mando il gioco per tempo.
Torniamo a noi…
Simone Soletta, pizzaiolo e appassionato di videogiochi a tempo perso, ma pure Editor in Chief di IGN nel periodo in cui lavoravo anche io nella redazione, anni fa mi aveva illustrato una sua idea di voto fluido. La valutazione di un videogioco e il numero che la riassume possono e devono continuare a cambiare, se è il gioco a farlo per primo. In questo modo l’analisi si proporrebbe come uno strumento utile e interessante nel momento in cui viene letta e non solo per le prime settimane di disponibilità del gioco.
Call of Duty: Modern Warfare 3, per intanto, non sembra passarsela troppo bene. Perché se anche è vero che delle recensioni tradizionali se ne frega il giusto, e quindi molto poco, è altrettanto vero che per ora sta raccogliendo cestoni di verdure e frutta marcia. Così Videogames Chronicle, una delle poche riviste internazionali che ha già espresso un giudizio definitivo:
Whether it’s the thrown-together, truly poor-quality single-player offering, the reliance on classic yet familiar multiplayer maps, or wider franchise issues like high skin prices and massive download sizes, Call of Duty feels like it’s swerving out of control.
Videogames Chronicle - Jordan Middler3
Che si tratti della campagna per singolo giocatore messa assieme alla meglio e con pessimi risultati, o il multiplayer che si affida a mappe classiche ma anche viste e riviste, o ancora che si tratti dei più ampi problemi che la serie ha con i prezzi per le skin o le assurde dimensioni dei download, la sensazione è che si sia perso il controllo su Call of Duty.
Della campagna per singolo giocatore, la redazione statunitense di IGN scrive:
It's a pale imitation of the past, made up of underbaked story moments that clash with attempts to introduce new open combat missions designed to encourage player freedom that instead fall flat on their face.
IGN - Simon Cardy4
È la pallida imitazione di ciò che è già stata, composta da passaggi narrativi frettolosi che si scontrano con il tentativo di introdurre missioni con fasi di combattimento più aperte, pensate per esaltare la libertà decisionale del giocatore e che, però, falliscono malamente.
Le cose stanno andando un po’ meglio in Italia.
A meno che non acquistiate COD per la sola campagna e siate disposti a chiudere un occhio sull’assenza di grosse innovazioni rispetto allo scorso anno, è davvero difficile che restiate delusi dal multigiocatore classico di questo capitolo.
EveryEye - Giovanni Panzano5
[…] un prodotto che ricicla pedissequamente la stragrande maggioranza dei suoi contenuti, accostandoli a una campagna insufficiente su tutta la linea, che però azzecca forse l'unico vero aspetto che uno sparatutto dovrebbe centrare, il gameplay multigiocatore.
Multiplayer - Gianluca Musso6
[…] la formula di gioco resta sempre apprezzabile con la sua capacità di divertire attraverso un gunplay arcade e frenetico, ma le poche novità di rilievo non riescono a differenziarlo da Call of Duty: Modern Warfare II, che nella sua totalità si lascia preferire in quanto complessivamente migliore e più originale.
IGN - Angelo Bianco7
La relazione disfunzionale che lega Call of Duty alla stampa specializzata non nasce oggi, perché non è il 2023 l’anno in cui è diventato evidente lo squilibrio tra le parti in gioco. Non è una situazione che potrà migliorare, se non cambierà il modo in cui la stampa di settore ha deciso di lavorare e di organizzarsi. Che in generale non ci siano le idee adatte a fornire un’analisi affidabile nel tempo di uno dei principali videogiochi della nostra epoca, è indice dell’inadeguatezza del settore.
BONUS
Tutte le parole dei videogiochi
Da qualche giorno è disponibile l’elenco alfabetico delle parole che sono state presentate e studiate nelle tante puntate di questa newsletter. Lo trovate a questo indirizzo.
Si può sempre consultare anche partendo dal link che si trova nella homepage della newsletter, al di fuori delle puntate mandate via email. Secondo me può tornare utile.
NEXT-GEN
Nella prossima puntata
Nelle migliori edicole vostre caselle email il 24 novembre!
SEMIRETRO
Nelle puntate precedenti
Gameplay loop: cosa si fa in un videogioco (10 novembre)
Quake e la rivoluzione dello shareware (6 novembre)
Nintendo 64: dalla realtà al sogno (1 novembre)
Analogue 3D e l’emulazione con un chip FPGA (30 ottobre)
La mia recensione di Super Mario Bros. Wonder (27 ottobre)
Questa newsletter è stata riletta e corretta da Floriana Grasso: se sei alla ricerca di qualcuno che ti corregga le bozze, prova a contattarla!
Questa puntata è lunga circa 13.000 caratteri, che corrispondono a circa 4 pagine su una qualsiasi rivista di videogiochi da edicola. Nel 1996 mi sarebbe stata pagata circa 100 euro da Studio Vit (calcolato su 140.000 lire con InflationHistory.com). Nel 2003 oltre 250 euro da Future Publishing.
La smetti di entrare nella mia testa di notte, prendere la puntata di Heavy Meta e scriverla un giorno prima?