Una puntata su Mortal Kombat
Mortal Monday, ESRB, Fatality, Kombattenti e altre storie dietro alle parole della serie di Liu Kang e Raiden.
Ciao,
a Mortal Kombat voglio bene come a un compagno delle medie. Ogni tanto ci vediamo in giro e magari decidiamo di pranzare assieme, poi mettiamo tra noi altri anni di distanza. Quando è arrivato Mortal Kombat nelle sale giochi avevo dodici anni: bruciavo “gettoni” in qualsiasi cassone da bar, leggevo anche le didascalie nelle riviste di videogiochi e studiavo per interi giorni prima di decidere il successivo gioco per Mega Drive.
Mortal Kombat non era Street Fighter II e a me era parso evidentissimo fin da subito. Non era un problema, perché avevo spazio e tempo anche per gli altri, per quelli che non erano l’eccellenza (ed è un discorso che prima o poi si può anche approfondire). Il picchiaduro di Midway aveva comunque un fascino tutto suo, costruito su un’estetica già sperimentata prima, ma finalmente efficace come sperato. E poi su un carattere dirompente.
In tanti anni di alti e bassi, Mortal Kombat ha avuto la lucidità e la forza di riprendersi dopo gli episodi meno riusciti e guadando gli anni difficili vissuti da tutti i picchiaduro a incontri al cambio di secolo. Ha saputo ritrovarsi e confermare il suo approccio alla materia, con elementi che rimangono ancora oggi a sorreggere il nuovo Mortal Kombat 1 (da Warner Bros. Games per tutte le piattaforme). Questa puntata vuole rendere onore alla serie creata da John Tobias ed Ed Boon oltre trent’anni fa.
Buona lettura!
Mortal Monday
C’è uno spot televisivo commissionato da Midway nel 1993 che mette in fila gli elementi che hanno creato il fenomeno di Mortal Kombat. Sequenze di gioco si alternano a riprese di attori reali: da una parte i combattenti del picchiaduro che un anno prima ha sfidato Street Fighter II nelle sale giochi e nei bar, dall’altra un esercito di ragazzini che corrono per strada. Non si vede dove vadano a finire, ma il suggerimento è che le strade siano state prese d’assalto per il lancio della versione per varie console di Mortal Kombat. Tra inquadrature tutte storte e primi piani intensi, c’è un po’ la summa dell’estetica degli anni Novanta (almeno secondo i pubblicitari dell’epoca). Tutto quello che si sente è qualcuno gridare il nome del gioco protendendo le braccia verso il cielo, per il resto c’è spazio solo per gli effetti sonori delle sequenze di gioco e per il ritmo elettro-tribale scelto come corredo musicale.
Quello spot televisivo faceva parte delle iniziative di Midway per il periodo di lancio del gioco sulle console di Sega e Nintendo, sia da casa che portatili: Mega Drive e Super Nintendo, Game Gear e Game Boy. Il giorno venne fissato al 13 settembre e ribattezzato “Mortal Monday”. Un lunedì mortale, infinitamente più interessante della domenica bestiale che ci si doveva sorbire noi, adolescenti degli stessi anni in questo angolo di pianeta in cui le radio, nel 1993, passavano più facilmente Concato che Siamese Dream (The Smashing Pumpkins).
La comunicazione aggressiva di Midway rese Mortal Kombat un argomento di interesse nazionale
Su YouTube si trova anche una versione alternativa del filmato, realizzata più di recente dal comico americano Jeff Cerulli1. Mi ci è voluto un po’ per capire che fosse una parodia, perché la distanza rispetto al materiale di partenza non è subito così evidente. La comunicazione particolarmente aggressiva di Midway, rese Mortal Kombat un argomento di interesse nazionale. Lo spot televisivo si era tenuto alla larga dalle sequenze più violente per cui Mortal Kombat era famoso, ma era comunque chiaro a tutti che stava arrivando nei salotti e nelle camerette degli Stati Uniti proprio *quel* gioco.
Risorse: per vedere lo spot televisivo di Mortal Kombat del 1992, clicca qui.
SE NON LO SAI…
Alcune cose su Mortal Kombat
È una serie di picchiaduro a incontri di grande successo. Il primo gioco è del 1992, quando debutta nelle sale giochi e nei bar.
Viene da subito riconosciuto per l’estrema violenza che contraddistingue alcuni momenti delle battaglie e per l’utilizzo delle versioni digitalizzate di alcuni attori, che rendono il gioco visivamente molto realistico
La serie di Mortal Kombat è ancora oggi una tra le più apprezzate all’interno del genere, l’ultima uscita è del settembre 2023: Mortal Kombat 1 (il titolo può ingannare, sono d’accordo).
Gli ultimi due episodi hanno fatto segnare il record di vendite per la serie: 11 e 12 milioni di copie rispettivamente per Mortal Kombat X2 e Mortal Kombat 113.
Entertainment Software Ratings Board
Nella pubblicità per la TV di Mortal Kombat ci sono in prevalenza adolescenti o tardo-adolescenti. C’è da giurare che una parte molto consistente degli attori non raggiungesse i diciotto anni o che, perlomeno, Midway volesse suggerire che il pubblico di riferimento si posizionasse sotto quella soglia. Mortal Kombat è stato il singolo caso che ha dato il via alle discussioni che portarono alla nascita di un sistema di classificazione dei videogiochi negli USA.
Un editoriale della rivista statunitense Game Players, pubblicato a marzo 1994, chiede:
Qualcuno vuole prendere una decisione? È da dicembre [del 1993] che l’intero settore dei videogiochi si sta dannando per cercare di capire cosa vuole fare riguardo a un sistema di classificazione. In senato si sono già tenute due udienze alla fine del 1993, per lamentarsi della violenza nei videogiochi e nello specifico di Mortal Kombat e Night Trap4. Il comitato guidato dal democratico Joseph Lieberman ha minacciato di imporre una censura se gli editori di videogiochi non si doteranno di un sistema di classificazione.
È così: tra il 1993 e il 1994 c’è una tensione palpabile tra le forze politiche negli Stati Uniti e i videogiochi. In quel Mortal Monday, le versioni per Mega Drive (conosciuto come Genesis negli USA) e Game Gear di Mortal Kombat sono arrivate nei negozi accompagnato dai bollini del Videogame Rating Council5, un sistema ideato e applicato unicamente da Sega e in utilizzo per pochi mesi. L’edizione per Mega Drive ha modificato il colore degli schizzi di sangue nel gioco: sono diventati grigi e l’idea è che Liu Kang, Sub Zero e tutti gli altri soffrano di una traspirazione davvero esagerata. Un codice segreto da immettere con il controller rimette le cose a posto e il sangue torna rosso. Non esiste nulla di simile nella conversione per Super Nintendo.
Questo è il parere di Steve Harris, Editor-in-chief dello storico mensile Electronic Gaming Monthly, tratto dalla recensione pubblicata sul numero di settembre 1993:
Mortal Kombat dimostra i vantaggi che il Genesis ha sul Super Nintendo: ha il sangue e il codice per il sangue rende Kombat più vicino all’originale da sala rispetto alla controparte per Super Nintendo.
In tempo per la distribuzione sul mercato delle edizioni casalinghe e portatili di Mortal Kombat II, il 9 settembre 1994, si trova l’accordo per dare vita all’Entertainment Software Ratings Board (ESRB), che ancora oggi assegna i suoi “bollini” a tutti i videogiochi venduti negli Stati Uniti. Alcune fasce sono cambiate nel tempo e si tratta comunque di un sistema che indica e suggerisce le fasce di età più adatte ai contenuti di un gioco, ma che non vuole e non può imporre alcun divieto di acquisto.
Solo nel 2023 il database del Pan European Game Information, il corrispettivo per il mercato europeo dell’ESRB, ha assegnato una cinquantina di bollini “18”, la fascia per soli adulti che viene descritta in questo modo:
La classificazione per soli adulti si applica quando la violenza raggiunge un livello tale da diventare rappresentazione di violenza grave, di omicidi senza apparente movente o di violenza nei confronti di personaggi indifesi. Anche l'esaltazione dell'uso di droghe illegali e l’attività sessuale esplicita dovrebbero rientrare in questa categoria. 6
Vedersi assegnato il bollino 18 non è un problema, perché non impedisce di poter ambire a un pubblico particolarmente vasto. Tra i giochi (nuovi e di nuova ripubblicazione) che nel 2023 lo hanno ricevuto, ci sono esponenti di serie come: Assassin’s Creed, Call of Duty, Metal Gear Solid, Cyberpunk 2077, Starfield, Baldur’s Gate, Diablo, Resident Evil, Dead Space, Like a Dragon, The Last of Us. E come sanno anche i cugini disinformati dei sassi, il gioco più venduto della storia è Grand Theft Auto V, probabilmente l’unica serie che ha rivaleggiato con Mortal Kombat per rilevanza nei discorsi di certi tromboni apparentemente preoccupati dal dilagare della violenza digitale.
BONUS!
La descrizione di Mortal Kombat 1 (2023) secondo ESRB
Si tratta di un picchiaduro in cui i giocatori partecipano in scontri uno-contro-uno tra i personaggi dell’universo di Mortal Kombat. I giocatori usano pugni, calci, prese e attacchi speciali (es. pistole, proiezioni di fuoco, ghiaccio o elettricità, armi con lama) per svuotare la barra della vita dell’avversario. Gli scontri sono accompagnati da urla di dolore, esplosioni di armi da fuoco ed effetti sonori degli impatti sui corpi esasperati; spesso compaiono estese chiazze di sangue. Alcuni attacchi sono caratterizzati da sequenze rallentate con effetto raggi-X in cui le ossa dei personaggi vanno in frantumi. Ogni personaggio ha a disposizione alcune mosse finali (Fatality, Brutality), da usare dopo che l’avversario è stato sconfitto; in queste mosse esagerate, i personaggi possono essere smembrati e mutilati. Alcune di queste mosse mettono in bella vista gli organi (es. un personaggio tagliato in due con le viscere visibili, il petto di un personaggio aperto con il cuore in vista). Nel gioco vengono usate le parole “ca**o”, “mer*a” e “stro**o”.7
Fatality e Kombattenti
Arrivati alla sconfitta dell’avversario, l’ordine di Mortal Kombat non ammette repliche: “Finish Him!!”. Si ha allora la possibilità di sferrare un ultimo attacco a un nemico inerme, ma solo per qualche istante e nulla di più. Immettendo una sequenza corretta di direzioni e pulsanti, si attiva una mossa finale, una Fatality. Per un genere abituato a vedere la massima rappresentazione della violenza nel volto gonfio di lividi di Zangief e in qualche goccia di sangue in altri ritratti della sconfitta di Street Fighter II, Kano che infila la mano nel petto altrui e ne estrae il cuore ancora pulsante, è un bel salto di qualità.
Le Fatality sono il biglietto da visita della serie e i momenti più ambiti dai giocatori, almeno nei primissimi anni di Mortal Kombat. Il lessico del gioco, poi, si fa velocemente ancora più ricco: nel 1993 Mortal Kombat II migliora tutto quanto già fatto un anno prima e aggiunge altre categorie di mosse finali: Friendship e Babality (successivamente sarà la volta anche delle Brutality e delle Animality). Intanto i combattenti diventano “kombatants”, quando il gioco arriva su console. Questa la descrizione del gioco sul retro della confezione della versione per Super Nintendo:
Nothing, NOTHING can prepare you - ALL the fierce Kombatants of the #1 arcade smash gather for Mortal Kombat II, a battle to defeat the shape-shifting demon Shang Tsung and his ruthless master, Shao Kahn. Brutal special moves, Friendships, Babalities, hidden surprises, crushing combos, and outrageous finishing moves - All yours to kommand. Let the Kombat Kontinue…
Le versioni da casa sono di nuovo prodotte e distribuite da Acclaim, che anticipa di qualche anno la passione per l’uso un tanto al chilo delle “k”, così viva all’epoca degli SMS. Qui c’è un senso, dopotutto: il suono aspro della lettera “k” era già parte della storia del brand fin dal titolo, nel 1992. Ancora oggi Mortal Kombat 1 ha i “kombattenti”, i “kristalli” e i “kameo”, tanto per dirne qualcuna.
In un’epoca in cui succedeva ancora che i giochi potessero essere davvero brutti e insulsi, Mortal Kombat era un ottimo picchiaduro
Ma Mortal Kombat era molto più che un videogioco grottesco nella sua ultraviolenza e furbo nello sfruttare l’aspetto realistico dei suoi kombattenti, frutto della digitalizzazione di attori in carne e ossa, per far girare le teste. In un’epoca in cui succedeva ancora che i giochi potessero essere davvero brutti e insulsi, Mortal Kombat era un ottimo picchiaduro e lo sarebbe stato anche senza la gente ridotta a un mucchio di cenere, alle riprese in studio e alle urla folli che accompagnavano gli scontri.
“Toasty!”
Quello che poteva non essere chiaro nel primo capitolo di Mortal Kombat, lo divenne nel secondo ed era il desiderio di dare equilibrio all’ultraviolenza da film splatter, con un’anima da black comedy. O anche, solo, puro trash da film di terza categoria. È in Mortal Kombat II che si può scegliere di tagliare la testa con una Fatality, ma anche di riportare l’avversario a quando andava in giro solo con ciuccio e pannolino (questo facevano le Babality). Con Mortal Kombat X (2015) arrivano anche le Quitality, il destino che attende chiunque si scolleghi durante un match online. Anche qui è evidente quanto Mortal Kombat sia in parte scemo.
Mortal Kombat ha un problema simile agli 883: chi sarebbe andato a pensare che, trent’anni dopo, ci sarebbe stato un pubblico affezionato a Non me la menare?
Eppure rimane al tempo stesso orgogliosamente attaccato ai suoi personaggi, che non sempre fanno cose sceme. Anzi, per la maggioranza del tempo si prendono piuttosto sul serio. Il fatto è che molti personaggi sono nati ben prima che i videogiochi sviluppassero gli spazi e i modi per la narrazione e l’approfondimento dei mondi e dei loro protagonisti. Per rimanere nel 1992 e se lo chiedete a me (qui va a finire male), Mortal Kombat ha un problema simile agli 883: chi sarebbe andato a pensare che, trent’anni dopo, ci sarebbe stato un pubblico affezionato a Non me la menare? Eppure c’è e allora tocca portare avanti questa cosa come se fosse qualcosa di serio.
Il modo in cui NetherRealm si prende cura del folklore di Mortal Kombat è quasi adorabile. Parliamo di un videogioco che ha costruito un impero sul sangue gelatinoso, su femme fatale dalle proporzioni cartoonesche e ripetute battute scatologiche in stile South Park.8
Così scrive Luke Winkie nella sua recensione di Mortal Kombat 1 per il Guardian ed è davvero molto difficile non dargli ragione. Detto questo, torniamo alle scemenze dichiarate, tra cui quel “Toasty!” di tanti anni fa.
La tradizione di “Toasty!” nasce di nuovo con Mortal Kombat II. Quando si assesta un bel montante, in basso allo schermo compare il volto digitalizzato di qualcuno che esclama: “Toasty!” (“Sfondato!”). Essendo il montante uno dei colpi base classici di Mortal Kombat e a disposizione di un gran numero di personaggi, quell’apprezzamento diventa frequente. C’è una storia dietro ed è quella di Dan Forden, sound designer del gioco che era solito sfidare Ed Boon a un videogioco di football, promettendogli di “sfondarlo”. O almeno così si tramanda nell’articolo pubblicato da Screen Rant pochi anni fa.
Quando un videogioco inizia a essere circondato di storie, e Mortal Kombat ne è stato immerso fin da subito (le Animality nacquero proprio come risposta a una credenza diffusa tra i giocatori), allora vuole dire che ha fatto qualcosa di più e di diverso rispetto alla maggior parte dei suoi colleghi. Sub Zero e tutti gli altri continuano a farlo da oltre tre decenni.
Risorse: per vedere tutte le Babality di Mortal Kombat II, clicca qui.
ASCOLTATE LA RÉCLAME
Barili esplosivi
C’è una nuova newsletter che vi consiglio di leggere, anche perché ci vuole proprio poco tempo. Si chiama Barili esplosivi ed è una raccolta di link a cose di videogiochi. Chi conosce “Link molto belli” ha già capito di cosa sto parlando. Barili esplosivi è curata da Alessandro Zampini, che tra le altre cose scrive per il Post e cura la newsletter che il Post dedica ai videogiochi (Manettini) e partecipa al podcast a tema della stessa testata (Joypad). Io sono di parte perché ho lavorato con Alessandro ai tempi di IGN, ma se nonostante questo continuo a rivolgergli la parola, qualcosa vorrà pur dire.
Per saperne di più, clicca qui.
ASCOLTATE LA RÉCLAME
Sonic Superstars
Su IGN è stata pubblicata la mia recensione di Sonic Superstars, l’ultima avventura dell’eroe di Sega. Per l’occasione la formula scelta è quella del gioco classico con sviluppo in 2D: insomma, si prova di nuovo a replicare la formula dei giochi di Sonic degli anni Novanta. Il risultato è sorprendentemente buono, almeno per come la vedo io.
Per saperne di più, clicca qui.
NEXT-GEN
Nella prossima puntata
Nelle migliori edicole vostre caselle email lunedì 23 ottobre!
SEMIRETRO
Nelle puntate precedenti
Quick travel: il paradosso dei videogiochi (9 ottobre)
Le parole dei picchiaduro a incontri (2 ottobre)
Nintendo prima nasconde e poi ricicla (25 settembre)
Quando abbiamo dato 11/10 a Super Mario Galaxy (18 settembre)
La decrescita felice di Assassin’s Creed Mirage (11 settembre)
Grazie a Floriana Grasso per la rilettura e le correzioni.
“Izzy-izzy-ah-zi-zah-zi-zah-zah” (Missy Elliott)
Questa puntata è lunga circa 17.000 caratteri, che corrispondono a più di 4 pagine su una qualsiasi rivista di videogiochi da edicola. Nel 1996 mi sarebbe stata pagata circa 100 euro da Studio Vit (calcolato su 140.000 lire con InflationHistory.com). Nel 2003 oltre 250 euro da Future Publishing.
Un videogioco pubblicato nel 1992 da Sega per Mega CD, il lettore di CD ROM per Mega Drive. Night Trap era basato su filmati che, tra le altre cose, ritraevano giovani ragazze in intimo.
Con questo nuovo scritto mi hai fatto fare un salto verso un passato che avevo, fino a oggi, completamente rimosso. Ho forse già detto da qualche parte che i beat 'em up 1vs1 sono stati il motivo per cui smisi d'andare in sala giochi; MK fu l'unica eccezione, nel senso che fu il "giochino" che mi tenne compagnia durante la visita militare (momento boomer per la citazione de "i tre giorni"). Divenne la mia momentanea ossessione in quel periodo (era presente in entrambi i bar vicini alla caserma) e un po' l'ancora di salvezza al disagio, al punto che fu poi probabilmente l'ultimo gioco originale che comprai per l'Amiga 500 nel 94, prima di passare al pc.