Wii: dare un nome alla rivoluzione
Quando e come è nata la Rivoluzione di Nintendo e la sua trasformazione in Wii.
Ciao,
ho pensato per un po’ a una puntata che potesse essere natalizia e per questo avevo ipotizzato di raccontarvi la storia che si nasconde dietro a “1UP” (perché le storie a Natale funzionano). Poi però ho cambiato idea. Ho cercato nello scatolone dei miei ricordi qualcosa che potesse mettere assieme videogiochi e Natale, senza finire con il Mega Drive che mi venne regalato quando avevo undici anni (a oggi il regalo di Natale che non è più stato battuto, ma se torno undicenne le cose potrebbero cambiare). C’è un’altra console legata al Natale ed è Wii, uscita proprio a ridosso delle sgommate di Rudolph dal naso rosso sulla tangenziale Est di Milano. Sono partito con l’idea di riassumere come venne raccontato il momento in cui Nintendo svelò il nome finale di Wii, ma poi mi sono un po’ dilungato anche su quello utilizzato durante lo sviluppo: Revolution.
Come è già successo altre volte, le parole sono una scusa da cui partire per riguardare da vicino (ma con badilate di senno di poi) come si scriveva di videogiochi, come funzionavano le redazioni o almeno quelle che ho frequentato io, quanto fossero importanti certe parole per chi provava a imporle e per chi le vedeva piovere dall’alto. Quali sono rimaste e quali sono state dimenticate.
Per chi lo festeggia, buon Natale. Per i nuovi lettori di questa newsletter, benvenute e benvenuti. Buona lettura!
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Annunciare la rivoluzione
Vorrei poter dire che ho un sacco di ricordi dell’E3, nato Electronic Entertainment Expo e seppellito solo pochi giorni fa. Non ho chissà quante storie da raccontare e se mi venisse chiesto quale è stato il momento più emozionante, la risposta sarebbe molto banale: la conferenza che Nintendo ha tenuto al Kodak Theatre l’11 maggio 2004. Dal palco l’Executive Vice President Sales and Marketing di Nintendo, Reginald Fils-Aime, salutava così i giornalisti: “so che per voi questa è l’ultima tappa del press tour delle ultime 24 ore”. Quelle precedenti si erano fermate ai piedi dei palchi di Sony PlayStation e Microsoft Xbox.
L’incontro di Nintendo si chiude in 48 minuti e si fa preferire agli altri anche per un ritmo inizialmente molto incalzante, poi per il calibro degli annunci, che hanno cancellato dalla mente i lunghi momenti di colossale noia procurati dalle solite slide con i numeri rigirati a proprio favore, quella volta da George Harrison. Non quel George Harrison, ma il Senior Vice President of Marketing and Corporate Communication di Nintendo. Tra gli annunci: tutti i dettagli su Nintendo DS, un po’ di trailer tra cui quelli di Resident Evil 4 e Metroid Prime 2, e il primo accenno ufficiale alla console che sarebbe succeduta a GameCube.
Different also defines our approach to our next home system. It won't simply be new or include new technologies. Better technology is good, but not enough. Today's consoles already offer fairly realistic expressions so simply beefing up the graphics will not let most of us see a difference. So what should a new machine do? Much more. An unprecedented gameplay experience. Something no other machine has delivered before.
The definition for a new machine must be different. I want you to know that Nintendo is working on our next system and that system will create a gaming revolution. Internal development is underway.
[…] Work on Revolution is well underway. When you see it you will be excited because you will experience a gaming revolution.
Satoru Iwata - President Nintendo Co. Ltd.
Il nostro approccio alla prossima console da casa sarà differente. Non si limiterà a includere nuove tecnologie. Tecnologie migliori vanno bene, ma non sono sufficienti. Le console di oggi offrono già espressioni piuttosto realistiche e se anche continuassimo a pompare la grafica, molti tra di noi nemmeno se ne accorgerebbero. Quindi cosa dovrebbe fare una nuova macchina? Molto di più. Un’esperienza di gioco inedita. Qualcosa che nessuna macchina ha mai fatto prima.
Una nuova macchina deve essere qualcosa di differente. Voglio che sappiate che Nintendo sta lavorando al suo prossimo sistema e che quel sistema creerà una rivoluzione nei videogiochi. Lo sviluppo è già avviato.
[…] Il lavoro su Revolution è già a buon punto. Quando la vedrete, vi emozionerete, perché starete assistendo a una rivoluzione nei videogiochi.
È in questa occasione che nasce l’associazione tra Revolution e quella che sarebbe diventata la futura console di Nintendo? Se è stato così, io non me ne sono accorto. Quando sono tornato in hotel e ho iniziato a scrivere della conferenza stampa, non ho incluso il passaggio di Iwata nel mio articolo. Mi era sembrato che ci fosse poco da riferire, se non le usuali formule per suggerire un futuro di macchine volanti o jetpack per tutti (come ci era stato promesso1). Per come l’avevo sentito e risentito, “sbobinando” il video della conferenza anche mentre scrivevo, quel “revolution” continuava ad avere la “r” minuscola, perché era un’idea e non un nome. La formulazione piuttosto sibillina dell’ultima frase di Iwata (“Work on Revolution…”), mi era sembrata più legata a una sua difficoltà a esprimersi in inglese, che a una scelta precisa.
Per scrivere questa puntata della newsletter sono tornato sul video dell’evento e mi sono stupito di quello che non ho fatto nel 2004. Avrebbe avuto senso includere anche solo due righe sulle promesse di Nintendo per il post-GameCube, pur senza individuarne il nome. Come a me, a nessuno della redazione di Nintendo la Rivista Ufficiale era sembrato necessario, chissà poi perché. È possibile che non ci fosse ancora la fame di notizie a tutti i costi di questi ultimi dieci anni e che non fossimo spinti ad aggrapparci a ogni sillaba sfuggita a qualcuno? O ero ed eravamo solo degli incompetenti? Vai a sapere. Un po’ mi consola scoprire che anche Videogiochi (altro mensile del nostro stesso editore, Future Media Italy) non abbia scritto nulla dei riferimenti di Iwata a una rivoluzione dei videogiochi.
IGN Cube, la parte del già gigantesco network americano IGN dedicata a GameCube, fin dall’11 giugno 2004 compilò una FAQ dedicata a Revolution, definito come “il nome in codice della prossima console di Nintendo”. Non è semplice risalire oggi alla data di pubblicazione delle FAQ di IGN (che sono ancora online), ma la nascita di una discussione sul forum NeoGAF a riguardo, datata appunto 11 giugno 2004, toglie ogni dubbio.
E se invece fosse successo prima? Il 28 maggio 2004 Gamasutra (oggi Game Developer) riporta una notizia pubblicata da Forbes, secondo cui “il nome in codice della prossima console casalinga di Nintendo è Revolution”. Ancora: per GamesIndustry è successo il 10 giugno 2004, in una conferenza stampa di Nintendo a Tokyo che ha preceduto di qualche ora l’evento di Los Angeles.
A prescindere da come siano andate le cose e dando per scontato che si è arrivati all’11 giugno con già il nome in codice svelato pubblicamente, mi pare interessante notare che la circolazione delle informazioni fosse ancora divisa in compartimenti stagni, di certo più di quanto succeda oggi. Gli incontri dedicati ai rapporti finanziari dei grandi marchi di videogiochi, come dovrebbe essere stato quello2 che ha partorito il comunicato stampa del 28 maggio 2004, non vengono vivisezionati dalla stampa specializzata. I contenuti della conferenza a Tokyo non finiscono rapidamente nelle notizie del giorno, neanche di un gigante come IGN. Che probabilmente nemmeno se ne è accorto.
Un anno e mezzo più tardi, sul numero di Natale del 2005 (in edicola a inizio dicembre) di Nintendo la Rivista Ufficiale, inaugurammo Radio Revolution, una rubrica in cui raccogliere le mezze informazioni trapelate su Revolution. Nella prima uscita di quella rubrica, Ugo Laviano (Deputy Editor) intervistò Jim Merrick, Senior Marketing Director di Nintendo of Europe, e questa fu la prima domanda:
Sappiamo che “Revolution” è il nome in codice della prossima console Nintendo. Durante la conferenza del Tokyo Game Show abbiamo notato che il nome è anche sparito dalla console. Quale sarà il nome “vero” del Revolution?
Naturalmente Jim Merrick non scelse la piccola, ma adorabile, redazione di NRU per rivelare al mondo i piani allora ancora molto segreti di Nintendo. Ed è anche possibile che quei piani fossero ancora da definire. Il fumo si alzò qualche mese dopo quell’intervista, il 27 aprile 2006.
VERBA MANENT
“All-Access Gaming”
All’E3 2005 non c’erano più dubbi, il nome in codice Revolution venne ripetuto sul palco del media-briefing di Nintendo e poi nei comunicati stampa. Nel primo dei documenti dedicato esclusivamente alla futura console, distribuito al termine dell’evento, si utilizzò anche il concetto “all-access gaming” per definire la console.
When Nintendo's new console, code-named Revolution, arrives in 2006, everyone will discover the meaning of All-Access Gaming.
In quel momento non si sapeva ancora nulla del telecomando Wii e quindi di quale fosse la proposta rivoluzionaria di Nintendo. Anche questa formula, all-access gaming, finì annegata nei fiumi di parole (o per meglio dire: blurb) tipici dell’E3. In seguito Nintendo abbandonò al naturale oblio “all-access gaming”.
Wii, nel senso di Noi
A pochi giorni dall’E3 2006, quello che mi sono perso perché mi sono accorto un giorno prima di avere il passaporto scaduto (succede e non solo nei vostri peggiori incubi), Nintendo diffuse senza troppe cerimonie un comunicato stampa. Ero al mio computer in redazione, quando arrivò consegnato dall’ufficio italiano di Nintendo. Qualche minuto dopo ci ritrovammo un po’ tutti, noi di Nintendo la Rivista Ufficiale, ma anche scampoli di PSM, Xbox Magazine Ufficiale e altri ancora, a discutere della cosa. A dirla tutta, erano più gli sfottò, che le riflessioni di altissimo profilo. Non ricordo una sola persona lì in mezzo, che, a leggere di Wii, non avesse pensato: “Ma sono impazziti?”.
Il comunicato stampa di Nintendo:
Introducing... Wii
As in "we."
While the code-name "Revolution" expressed our direction, Wii represents the answer.
Wii will break down that wall that separates video game players from everybody else.
Wii will put people more in touch with their games ... and each other. But you're probably asking: What does the name mean?
Wii sounds like "we," which emphasizes this console is for everyone.
Wii can easily be remembered by people around the world, no matter what language they speak. No confusion. No need to abbreviate. Just Wii.
Wii has a distinctive "ii" spelling that symbolizes both the unique controllers and the image of people gathering to play.
And Wii, as a name and a console, brings something revolutionary to the world of video games that sets it apart from the crowd.
So that's Wii. But now Nintendo needs you.
Because, it's really not about you or me.
It's about Wii.
And together, Wii will change everything.
Vi presentiamo… Wii
Si legge come “we”.
Se il nome in codice “Revolution” esprimeva la direzione, Wii è la risposta.
Wii [Noi] butteremo giù il muro che separa i videogiocatori da tutti gli altri.
Wii [Noi] avvicineremo le persone ai loro giochi… e alle altre persone. Ma forse vi starete chiedendo: cosa significa questo nome?
Wii si pronuncia come “we”, il che enfatizza il fatto che la console sia per tutti.
Wii è un nome che può essere facilmente ricordato da tutte le persone, in ogni parte del mondo.
Wii si scrive con due “ii” e questo simbolizza sia il suo inconfondibile controller, che l’immagine di persone che si riuniscono per giocare.
E Wii, come nome e come console, porta al mondo dei videogiochi qualcosa di rivoluzionario, che la rende differente da tutte le altre.
Questo è Wii. Ma ora Nintendo ha bisogno di voi.
Perché, davvero, non è una cosa che riguarda solo me o te.
Riguarda Wii [noi].
E assieme, Wii [noi] cambieremo tutto.
Quanto mi piacerebbe poter recuperare, da qualche parte, la versione in italiano di questo comunicato stampa, sempre che esista (quella qua sopra è una mia traduzione). In effetti non ricordo se quella che ci venne inviata era in inglese o in italiano. È probabile che gli svariati giochi di parole e i ricercati fraintendimenti abbiano consigliato di distribuire solo la versione in inglese. Una scelta che avrebbe aiutato Nintendo a mantenere una comunicazione più omogenea e a fuoco, cosa essenziale considerato che ce la stava mettendo tutta per tirarsi fuori dalle sabbie mobili di Nintendo 64 e GameCube, due prodotti ampiamente deludenti in quanto a percentuale di mercato assicurata a Nintendo. Purtroppo, tutte le mie email di lavoro di quegli anni sono ormai un lontano ricordo. Se per sbaglio stai leggendo questa newsletter, hai ricevuto questo comunicato nel 2006 e lo hai ancora a disposizione… l’ampia comunità delle Parole dei videogiochi ne sarà entusiasta. Io di sicuro.
Nintendo ha svelato oggi, a sorpresa, il nuovo nome della sua console rivoluzionaria: è Nintendo WII che sta per WE (noi).
Diamo l'addio quindi al bellissimo nome di Nintendo Revolution, nella speranza che si sia rivelato un codename azzeccato.. Manca poco al 9 maggio, quando gli ultimi tasselli della Rivoluzione targata Nintendo saranno ufficialmente rivelati!
Gianvito Fanelli - Everyeye3
La notizia del nome di Wii, pubblicata da Everyeye, è l’unica testimonianza d’epoca che ho trovato tra le riviste italiane di videogiochi. È curioso notare come Wii venga scritto in maniera errata (tutto maiuscolo), imprecisione che non era difficile ritrovare anche altrove, nei primi mesi di diffusione del nome. Non si tratta a tutti gli effetti di un errore ortografico, ma la stilizzazione ricercata da Nintendo voleva l’utilizzo delle “ii” solo in minuscolo, così da ricordare due giocatori. A questo punto mi torna in mente Sega che scrive se stessa tutto in maiuscolo (SEGA), cosa di cui vi raccontavo con fastidio solo pochi giorni fa. Confesso l’incoerenza di pretendere Wii e ribellarmi a SEGA, ma è solo perché qui c’è un pezzettino di messaggio che si perde e… OK, fate delle mie scuse quello che volete.
Torniamo a Wii: Gamespot ne approfittò per chiedere a una flotta di analisti (pardon) cosa ne pensassero. Le reazioni sono allineate a quelle delle nostre redazioni, forse un po’ più trancianti e, comprensibilmente, con la pretesa di svelare delle grandi e ovvie verità. Mettersi qua, col sedere bello al caldo e quasi vent’anni dopo, a ridere delle maldestre previsioni degli intervistati da Gamespot è totalmente inutile. Colpirne uno per educarne cento, diceva Abatantuono nel film di Marco Risi, Nel continente nero. Ecco, facciamo che ne metto due, per rappresentarli (o rappresentarci) tutti.
Credo che Revolution avesse un senso più pieno, era una descrizione precisa della console. Ha un’idea rivoluzionaria… il controller è rivoluzionario. Wii non mi dice nulla. Come dovremmo pronunciarlo? WEEE? Non sono sicuro che tecnicamente sia una parola. Cosa vuol dire WEE, W-I-I? Se parliamo di conoscenza di un brand, [con Wii] devi ripartire da zero. Al contrario di Xbox 360, che prende il brand Xbox e ne fa le fondamenta per costruire un nuovo prodotto. PlayStation 3 poi è tutto ciò che è sempre stata PlayStation.
Michael Goodman - Senior Analyst Media and Entertainment The Yankee Group
La mia prima reazione, ovviamente, è stata che fosse un nome stupido. Ma a pensarci bene, mi sembrava stupido che Game Boy e Xbox credevo fosse DAVVERO stupido, e non ricordo più cosa pensassi di PlayStation. Ammettiamolo, i prodotti con nomi fighi come Dreamcast e Gizmondo poi falliscono, mentre i nomi più noiosi tendono ad andare bene.
Michael Pachter - Wedbush Morgan Securities
Non ho un eccellente rapporto con gli analisti e le loro sparate (appunto), però qui Michael Pachter dimostrò una pacatezza e una ragionevolezza che poi, già sul breve periodo, ripagarono ampiamente. Cioè, quando Wii divenne un fenomeno a livello mondiale, fin dai primi mesi di disponibilità nei negozi.
La storia del nome di Wii non finisce con il lancio della console tra novembre e dicembre del 2006, prosegue nell’eredità che lascia a Wii U e di cui determina già un pezzo di destino. Ma almeno questa volta, lasciamo a Wii U l’onore di avere qualcosa di tutto suo, come una puntata a tema.
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Nelle puntate precedenti
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Viviamo nell’era di Grand Theft Auto VI (8 dicembre)
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Quando si parla di remake e quando di remaster? (24 novembre)
La stampa specializzata non serve a Call of Duty (17 novembre)
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Questa puntata è lunga circa 18.000 caratteri, che corrispondono a oltre 5 pagine su una qualsiasi rivista di videogiochi da edicola. Nel 1996 mi sarebbe stata pagata circa 127 euro da Studio Vit (calcolato su 175.000 lire con InflationHistory.com). Nel 2003 oltre 310 euro da Future Publishing.