La mia recensione di Paper Mario 2
Appunti su come ho giocato e valutato il GdR che torna dopo vent'anni e che apre l'ultima stagione dello Switch di Nintendo.
Ciao,
qualche anno fa, nella mia recensione di Paper Mario: Color Splash (Nintendo, 2016) ho scritto che era un bel modo per congedarsi dal fallimentare periodo del Wii U. Il gioco mi era piaciuto molto di più del precedente Paper Mario: Sticker Star e a quel punto divenne il mio preferito all’interno della serie, assieme alla prima uscita del 2000 per Nintendo 64. L’elefante di carta nella stanza era l’assenza di Paper Mario: Il portale millenario, universalmente ritenuto il più riuscito della cucciolata pieghevole, che però io non avevo mai giocato. Ora l’ho fatto e questi sono alcuni appunti e riflessioni sul percorso che mi ha portato a scriverne la recensione (sotto c’è anche il link per leggerla). È una di quelle puntate autoriferite che andranno bene per incartare il pesce il giorno dopo, come diceva quello.
Buona lettura!
Un quiz!
“A volte, le idee più insolite e stravaganti si rivelano delle idee poco azzeccate”, ha scritto in una recensione del 1999 il mensile Mega Console. A che gioco si riferiva?
Mario Party
Shenmue
Super Smash Bros.
La risposta è più in basso.
Nomi di giochi che non esistono
Paper Mario 2 non esiste, ma esiste: Paper Mario: Il portale millenario (in Italia), Paper Mario: The Thousand-Year Door (nei paesi anglofoni) e Paper Mario RPG (in Giappone). È sempre lo stesso gioco e venne pubblicato a fine luglio del 2004 per il GameCube, la console da salotto di Nintendo che faceva parte della stessa generazione della PlayStation 2 di Sony) e dell’Xbox di Microsoft. Vent’anni fa la comunicazione nel settore era più frammentata e lo era in particolar modo se qualcosa partiva dal Giappone e poi arrivava nel resto del mondo, ne ho parlato solo poche settimane fa per quanto riguardava di nuovo il GameCube, ma con una serie di iniziative di Capcom.
Paper Mario 2 quindi non è mai esistito, se non quando venne annunciato come seguito del Paper Mario del 2000 (Nintendo 64) e non aveva ancora un nome. Oggi Nintendo tende a non esporsi con dei numeri ordinali in titoli non ancora definitivi. Al suo annuncio The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom era “the sequel to The Legend of Zelda: Breath of the Wild”. Paper Mario 2 quindi è esistito come modo per riferirsi a un gioco che non aveva ancora un suo nome e che, comunque, era credibile che finisse per chiamarsi proprio così. La recensione del gioco pubblicata dal mensile inglese EDGE cita nel sommario proprio “Paper Mario 2”, salvo poi scegliere il nome per esteso nella pagina dell’articolo. Anche l’analisi di IGN curata dall’attuale General Manager Peer Schneider (visivamente celebre in un’ampia nicchia di ex-giovani per via di un certo meme) trascina con sé dei resti di Paper Mario 2, nello specifico nell’indirizzo della pagina.
Io ho appena chiamato in questo modo Paper Mario: Il portale millenario perché il titolo su due righe nella newsletter non è bellissimo e da queste parti non va bene nulla che sia meno di bellissimo. Poi anche per costruirmi una scusa per citare un piccolo fatto in più che riguarda le parole dei videogiochi e cioè i “nomi di progetto”, quelli che valgono finché non valgono più ma che possono rimanere incastrati nelle memorie dei lettori. Ci tornerò su, ma adesso rimango su Paper Mario 2.
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Per me è nuovo
Qualche mese fa ho dedicato una puntata di questa newsletter alla recensione di Super Mario Bros. Wonder che scrissi per IGN in quel periodo. Non era una recensione, ma la spiegazione di come avevo lavorato per stilare quella recensione. Visti i numeri di quella puntata, ancora oggi tra quelle più lette dopo quasi un anno e mezzo di Parole dei videogiochi, mi rimane il dubbio che il titolo fosse poco chiaro, ma qualsiasi altro sarebbe stato troppo verboso e noioso (“Ecco come ho scritto la…”? Non si arriva a metà che è già pennichella del sabato), quindi lo ripropongo anche questa volta.
La mia recensione della riedizione per lo Switch di Nintendo di Paper Mario: Il portale millenario, è stata pubblicata sulle pagine di Final Round.
Lo stile pulito della direzione artistica, le texture piatte, le scene non troppo complesse ma coerenti con l’idea dei diorami di carta, hanno permesso a Paper Mario: Il portale millenario di invecchiare senza traumi
Non avevo mai giocato per davvero a Paper Mario: Il portale millenario e allora riprendo il nome della rubrica dello storico dei videogiochi
: “Per me è nuovo”. Ho vissuto molto da vicino gli anni del GameCube, perché erano gli anni (divertenti e soddisfacenti) di Nintendo la Rivista Ufficiale, ma la recensione del gioco venne curata allora da Ugo Laviano. Io lo avevo comprato, ma da quanto ricordo non ero mai andato oltre a qualche decina di minuti di gioco e poi non ho mai recuperato. Quindi oggi, nel 2024, ho recensito il vecchio Paper Mario come se fosse un nuovo Paper Mario.O meglio: nel testo ci sono ampi riferimenti al contesto che circondava il gioco realizzato da Intelligent Systems e diretto da Ryota Kawade, ma l’analisi non verte principalmente sul confronto con l’edizione del 2004. Anche perché è la stessa natura dell’operazione a sconsigliare un approccio simile, almeno per come la vedo io. Quel gioco aveva solo bisogno di essere “stirato” fino a coprire i bordi della tela in HD, per il resto era già adeguato. Naturalmente non è stato fatto solo questo, non credo proprio che sia stato sufficiente premere su un miracolo pulsante “alza la risoluzione” e poi su “salva con nome”. Però l’illusione è che sia bastato solo questo.
Lo stile pulito della direzione artistica, le texture piatte, le scene non troppo complesse ma coerenti con l’idea dei diorami di carta, hanno permesso a Paper Mario: Il portale millenario di invecchiare senza traumi. Una volta lucidato per bene tutto, ravvivato con effetti più in linea con i nostri anni e inseriti un paio di comandi e di stanze per velocizzare alcuni passaggi, il resto era già tutto fatto. In una recensione sarebbe rimasto poco da dire sulla fedeltà o meno rispetto al materiale di partenza.
C’è poi da aggiungere che non penso che sia così interessante passare una parte del tempo o dello spazio a disposizione per rivolgersi a chi ha già giocato vent’anni fa a un gioco di ruolo (genere a cui appartiene la serie di Paper Mario). L’attenzione verso un testo scritto ha un’autonomia ridotta e anche tenendo a mente quanto sia largo ed eterogeneo il pubblico dello Switch, ho pensato che fosse più utile trattare Paper Mario: Il portale millenario come un gioco sostanzialmente nuovo. Il che, di fatto, ha voluto dire spiegare un po’ di più delle meccaniche, rischiando pure di fare addormentare qualcuno (come quando, nel gioco, Luigi racconta a Mario le sue mirabolanti avventure). È un modo di procedere che tendo a usare sempre meno, ma questa volta mi è parso più in linea con la costruzione dell’articolo e utile per arrivare a tirare delle righe e a inquadrare il gioco nella sua completezza.
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Descrizione e commento
Anche per questa recensione mi sono segnato un po’ di cose sul mio ormai malmesso quaderno degli appunti. Poi però non le ho lette per nulla, o almeno non prima di aver completate la prima versione della recensione. L’ultima parte del lavoro sul gioco è stata complessa: sono arrivato lungo coi tempi (ci si è messa di mezzo la vita, oltre all’altro lavoro, roba da non crederci) e domenica sera (19 maggio) stavo ancora imprecando nel bel mezzo dello scontro finale, con la consegna dell’articolo idealmente prevista per la mattina dopo.
Alcuni passaggi della recensione mi piacciono, altri non troppo. Anche per questo e diversamente da quello che mi succede di solito, sono tornato più volte sul testo
Quando finalmente ho visto passare la sequenza dei riconoscimenti1, non avevo le idee chiare su come avrei scritto l’articolo. L’opinione me l’ero fatta ed era quella già da un bel po’, il che contribuisce ad arricchire il discorso (che prima o poi andrà fatto) sull’effettivo senso di dover finire un videogioco prima di poterlo giudicare. Quello che mi mancava era un percorso da seguire durante la scrittura e non sono certo di averlo trovato. Alcuni passaggi della recensione mi piacciono, altri non troppo. Anche per questo e diversamente da quello che mi succede di solito, sono tornato più volte sul testo. Intanto perché sono poi andato a rivedermi gli appunti e ho cercato degli spazietti in cui infilare dentro, con un minimo di ordine, alcune riflessioni che mi ero segnato (come una sulla distribuzione dei punti esperienza). Poi perché mi sembrava di aver svolazzato in maniera un po’ vaga su alcune parti del sistema di combattimento, cosa che mi succede sempre più spesso. Credo sia l’età e il fatto di non essere un diorama di carta con texture piatte.
Forse è perché, dopo aver giocato un fantastilione di giochi e averne scritto di alcune migliaia (o lì attorno), non trovo più stimolante entrare nel dettaglio, se il dettaglio non è poi così sorprendente. Ecco, forse questa recensione è adatta a chi segue i videogiochi da molto tempo, anche se non ha già messo piede in Paper Mario: Il portale millenario. Forse ci dovrebbe essere più spazio, nelle pubblicazioni specializzate, anche per noi che vaghiamo con il minimo sindacale di orgoglio nelle lande dei quarant’anni e che un po’ di nozionismo su questa materia l’abbiamo accumulato e con due immagini e un trailer sappiamo già intuire dove si andrà a parare generalmente. Il che non toglie che poi ci sia la possibilità di addentrarsi nel commento, senza però dilungarsi più di tanto nella descrizione.
Io, intanto, specifico che la gente di Final Round non m’ha detto “preferiamo che tu faccia questo/quello”, forse perché sanno cosa aspettarsi o magari perché è tutta una facciata per un’attività illegale di rivendita di calzini usati da Charles Martinet e l’unico a non averlo ancora capito sono io.
Quello che ho evitato di fare è definire Paper Mario: Il portale millenario “un classico”, cosa che invece aveva comprensibilmente fatto Nintendo al momento dell’annuncio di questa riedizione un anno fa. E che era stata ripresa in maniera piuttosto pigra da varie testate nel darne notizia. C’è un automatismo che trasforma gli anni sulle spalle di un gioco a un lasciapassare per lo status di “classico”. Ogni forma di intrattenimento è sempre più portata a riciclare dal passato ed è evidente da molti anni, non è un’esclusiva di cui possa prendersi alcun merito il settore dei videogiochi. Ma la pessima pratica di andare dietro alle esigenze di chi deve venderci qualcosa, che non si fa problemi a definire “classico” qualsiasi gioco che possa strizzare fuori dal cuore del pubblico un po’ di malinconia per i tempi andati, finisce per anestetizzare il concetto e annullare la distanza che dovrebbe rimanere tra i veri classici e quelli che sono solo giochi vecchi. Dopotutto c’è un motivo per cui gli inglesi dicono (o dicevano): “it’s not old, it’s a classic”.
Che poi Paper Mario: Il portale millenario possa essere definito a ragione un classico… beh, sì, ora che me lo sono giocato tutto ne sono convinto anche io.
La risposta al quiz!
Nel numero di marzo del 1999 (#57), Mega Console valutò con un globale di 71% Super Smash Bros. per Nintendo 64, pubblicato verso la fine di gennaio in Giappone.
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“Musica” (Autore)
Anche questa volta, come già con la riedizione del 2023 di Metroid Prime (e prima ancora), Nintendo non ha incluso i nomi del team responsabile della versione originale per il GameCube di Paper Mario: Il portale millenario. Che pessima abitudine.