Il main e altre cose dei picchiaduro
Un eroe come non ce ne sono altri (ma ce ne sono altri). Include Street Fighter 6.
Ciao,
io sono Mattia Ravanelli, scrivo di videogiochi da un sacco di tempo e questa è una newsletter dedicata a esplorare il modo in cui si parla e, appunto, si scrive di videogiochi. Questa puntata prende spunto dall’attualità e in particolare dal lancio di Street Fighter 6, ma anche da quello di Diablo IV. I due giochi, rispettivamente di Capcom e Activision Blizzard, ci consentono di riflettere velocemente su un’espressione che viene utilizzata proprio dai giocatori, o dalla stampa, di fronte a esperienze simili. Poi, come mi accade spesso, sono finito in una mezza tana del bianconiglio e ho iniziato a seguire i tunnel per capire come e quando si è deciso che “beat’em up” e “fighting game” fossero due cose distinte e come ci siamo abituati a chiamare questi generi in Italia, ieri e oggi.
Ne approfitto per dire a me stesso: cosa è successo? Per la prima volta da vent’anni, non hai recensito il nuovo capitolo di Street Fighter. È questa la vita adulta che ti eri immaginato? Non mi do pubblicamente una risposta solo per evitare di scivolare verso il dolce regno dei TSO, ma intanto ci penso su.
Buona lettura!
“Tu chi usi?”
C’è almeno una generazione di appassionati di videogiochi che può condividere le esperienze maturate di fronte a un cabinato, i cassoni di legno che ospitavano i videogiochi nei bar e nelle sale giochi (e anche altrove). Chi era bambino o ragazzo tra gli anni ‘80 e ‘90, probabilmente ha uno o più racconti che hanno a che fare con quella dimensione sociale dei videogiochi dell’epoca, conservati nel cuore o anche solo immagazzinati in testa. All’inizio degli anni Novanta, i discorsi attorno alle pulsantiere erano monopolizzati dalle nuove abitudini imposte dal genere più in voga del momento: i picchiaduro a incontri (ci torno dopo). Tra questi, in pochi potevano vantare un sangue più blu di quello che scorreva nella scheda di Street Fighter II (Capcom, 1991). C’erano anche gli altri, venuti tutti dopo, ma andavano bene quando si voleva evitare la fila che si formava regolarmente di fronte a Street Fighter II. E quando c’era la fila, c’era chi voleva sfidare il giocatore 1, quello a sinistra, che di suoi magari era unicamente interessato ad arrivare fino da M. Bison, il boss, l’ultimo.
Brevissima pausa…
COSE DA SAPERE
Ora c’è Street Fighter 6
Il 2 giugno, Capcom ha pubblicato Street Fighter 6, ultimo episodio della serie di picchiaduro a incontri più venduta e celebrata nella storia dei videogiochi. Nata nel 1987, è esplosa definitivamente nel 1991 con Street Fighter II.
Street Fighter 6 è diretto da Takayuki Nakayama ed è disponibile per le console PlayStation e Xbox, oltre che per PC. Il gioco è stato accolto molto favorevolmente dalla critica specializzata, che ha apprezzato i passi in avanti fatti rispetto alla versione di lancio di Street Fighter 5 (2016), soprattutto per quel che riguarda la completezza delle modalità di gioco disponibili.
Dopo un periodo complicato, all’inizio degli anni 2000, Capcom è riuscita a rilanciare con successo Street Fighter grazie al quarto capitolo, pubblicato nel 2008. Da allora la serie è tornata ai livelli di rilevanza che merita, comunque impossibili da paragonare al “fenomeno” che scatenò a inizio anni Novanta.
Un picchiaduro a incontri è un gioco in cui uno o più lottatori si affrontano in un ambiente circoscritto, duellando a mani nude o con l’utilizzo di armi e, solitamente, attraverso una serie di round (generalmente un incontro è organizzata al meglio dei tre round). Ce ne sono di molto belli e poi c’è Street Fighter che è meglio (scusate).
…e riprendiamo.
Il giocatore 1, che fosse infastidito dalla presenza degli sfidanti o meno, si sentiva rivolgere una domanda: “posso entrare?”. Vale a dire: “posso giocare contro di te?”. Non so voi, ma io ero troppo ben educato (se chi mi sfidava era più piccolo) o troppo pavido (se era più grande), per dire di no. Anche se mi interessava solo portare il mio Guile il più avanti possibile. Era però concessa una battuta anche al player 1, a fronte della richiesta avanzata dallo sfidante: “Chi usi?”. Quale personaggio usi?
Per quanto ci fossimo abituati velocemente, l’idea di poter indagare sul personaggio utilizzato (o utilizzabile), in quel 1991, era ancora nuova. Prima di Street Fighter II non si era mai visto un videogioco che concedesse il lusso di scegliere il proprio eroe tra ben otto esistenti. Forse anche complice il meccanismo commerciale con cui ci si avvicinava ai giochi da bar, che obbligava a impegnare delle sudatissime paghette o dei risicati resti rimasti in tasca da una qualche merenda comprata al ribasso dal panettiere, non valeva la pena continuare a cambiare il proprio personaggio. Aveva invece più senso sceglierne uno, sulla base dell’aspetto estetico o delle mosse a disposizione, e poi provare a tirarci fuori qualcosa di buono, accumulando esperienza e sfidando le sigarette sulle plance abbandonate dai “grandi”.
Non serviva dire che quel personaggio, per me era stato a lungo Guile, era il nostro main, ma il senso è quello. Oggi, non da oggi, si usa proprio main per indicare il personaggio preferito in un videogioco che propone una scelta. Potrebbe non trattarsi per forza di cose di un picchiaduro e, anzi, in un momento storico pieno di videogiochi costruiti sull’idea di “eroe”, ci si può allontanare di parecchio dal mondo degli Street Fighter.
Nella recensione del nuovissimo Diablo IV1 (Blizzard per PlayStation, Xbox e PC), IGN ha inserito un sondaggio molto prevedibile, ma comunque interessante: “Which Diablo 4 class are going to main first?2”. Nelle possibili risposte non ci sono i nomi di singoli personaggi, quindi, ma la classe di appartenenza. Diablo IV è un gioco d’azione con molti elementi tipici dei giochi di ruolo. E per fare un altro esempio facilissimo: il main è questione degna di essere dibattuta anche quando a chiacchierare sono i frequentatori di hero-shooter come Overwatch.
Non serviva arrivare a distillare un’espressione simile, per capirsi. Noi altri che provavamo a stupire tutti scegliendo Honda, e finendo finemente tritati dai Ryu e dai Ken, ci intendevamo anche senza main, dalla Liguria alla costa ovest degli Stati Uniti. Ma a ogni epoca, le sue parole dei videogiochi.
ASCOLTATE LA RÉCLAME
La storia dei World Warrior di Capcom
Volete approfondire la conoscenza della serie di Street Fighter e, al contempo, darvi una bella infarinata nel mondo dei picchiaduro a incontri che hanno formato il genere? Matt Leone ha scritto un libro imperdibile: Like a Hurricane: An Unofficial Oral History of Street Fighter II (edito da Read Only Memory). Attraverso una serie di interviste a una parte consistente di figure chiave dei team di sviluppo e di produzione di Capcom, ma anche di SNK, Leone ricostruisce gli anni degli Shoryuken ruggenti, ben prima e oltre il periodo di Street Fighter II, consegnando una testimonianza ricca, sfaccettata ed estremamente suggestiva di un’epoca in cui si riteneva credibile l’ipotesi di andare in giro (s)vestiti come Dhalsim.
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Due modi di picchiare duro
Dire picchiaduro, senza dire Capcom, è impossibile. Come accade a chi è protagonista da così tanto tempo, anche l’etichetta di Osaka (Giappone) si preoccupa non solo di proporre nuovi videogiochi, ma anche di curare e ripresentare quelli che hanno fatto la sua storia. Ci sono le novità, come Street Fighter 6, e poi c’è il catalogo dei giochi disponibili già da anni ma ancora appetibili, che per tanti nomi storici del settore sta ricoprendo un ruolo sempre meno marginale. Se poi si parla della Storia dei videogiochi, Capcom può permettersi il lusso di giocare spesso con i sentimenti.
Proprio in occasione di un paio di raccolte di titoli del passato (abbastanza) remoto di Capcom, mi sono accorto di qualcosa. Si comincia nel 2018 con Capcom Beat’Em Up Collection3, dentro ci finiscono classici, e anche meno classici, di quelli che dalle nostre parti chiamavamo picchiaduro a scorrimento: Final Fight, The King of Dragons, Knights of the Round e altri ancora. Nel 2022 tocca a Capcom Fighting Collection4, un “mazzo” di picchiaduro a incontri che si concentra in particolar modo sulla saga di Darkstalkers (attiva tra il 1994 e il 1997). Beat’em up e Fighting, picchiaduro a scorrimento e incontri. Anche Wikipedia è d’accordo e mette il bollo su una scansione identica a quella adottata da Capcom.
Eppure non ricordo una suddivisione così rigorosa, nell’utilizzo pratico. Dove con “pratico” intendo: sulle pagine delle riviste inglesi e americane degli anni Novanta.
Some beat-’em-ups come as quickly as they go, but then there are the ones that stay and stay
Tekken is the product of five years if constant one-on-one beat-’em-up experimentation
Alcuni picchiaduro vengono dimenticati all’istante, altri sono fatti per durare nel tempo
Tekken è il frutto di cinque anni di costante sperimentazione nel campo dei picchiaduro uno-contro-uno
Questi due passaggi sono tratti dalla recensione di Tekken (Namco, 1995) pubblicata da Computer & VideoGames #163 (giugno 1995). Lo storico mensile inglese utilizza unicamente beat-’em up (sic) per parlare di qualsiasi forma di picchiaduro, eventualmente accompagnandolo a one-on-one nel caso degli alunni di Street Fighter II e Virtua Fighter, ma senza preoccuparsi di farlo ogni volta.
Virtua Fighter 2 is an excellent brawler […]
Virtua Fighter 2 è un fantastico pestatutto
Andiamo negli Stati Uniti: su Game Players #79 (Holiday 1995), la conversione per Saturn di Virtua Fighter 2 è il gioco dell’anno e un fantastico brawler. Senza cambiare pubblicazione, in tanti altri casi i picchiaduro a incontri vengono identificati come fighting games.
Look for Street Fighter 2, the ultimate 16-Meg fighting game for the Super NES, to turn up again in the arcades with a new name!
Aspettatevi di ritrovare Street Fighter 2, il picchiaduro da 16 Mega per Super Nintendo, di nuovo in sala giochi, con un altro nome!
Di nuovo negli USA con Electronic Gaming Monthly #32 (marzo 1992), con le prime suggestioni riguardo a una seconda versione del fighting game per eccellenza, Street Fighter II. Qui il riferimento è a quello che sarà conosciuto come Street Fighter II Champion Edition (distribuito nelle sale giochi più tardi, sempre nel 1992).
Captain Commando is an intense fighting game where you and up to three friends can take on a horde of radical enemies
Captain Commando è un picchiaduro esaltante, in cui assieme a un massimo di tre amici è possibile affrontare orde di nemici assurdi
Stessa rivista appena citata, stesso numero, ma questa volta si parla di un picchiaduro a scorrimento, uno di quelli in cui, appunto, ci si ritrova a fronteggiare orde di nemici. Eppure, EGM sceglie ancora fighting game.
Ovviamente le due interpretazioni della stessa materia, quella dello scontro violento tra più personaggi, condividono buona parte del DNA. In Like a Hurricane: An Unofficial Oral History of Street Fighter II, il director di Street Fighter (Capcom, 1987), Takashi Nishiyama, dice:
Credo che, di fatto, l’idea [di Street Fighter] sia stata ispirata da Spartan X [in occidente Kung-Fu Master], su cui ho lavorato quando ero in Irem.
Kung-Fu Master è il padre dei picchiaduro a scorrimento e, come visto, diventa anche una delle “fonti” per il codice genetico dei picchiaduro a incontri. È il grande melting pot dei giochi di menare. A proposito dell’Italia: come già segnalato, dalle nostre parti si usava con un insospettabile rigore la suddivisione tra picchiaduro a scorrimento e picchiaduro a incontri. È ancora così?
Il sesto capitolo della più che celebre saga di picchiaduro 2D porta con sé, tra le premesse, la voglia di presentare ai giocatori una nuova generazione di lottatori e di scontri - Diego Cinelli, IGN5
Se i picchiaduro vantassero spesso un approccio del genere alla storia, forse il genere sarebbe più popolare tra un'utenza più ampia. - Aligi Comandini, Multiplayer6
[…] il combat system di Street Fighter 6 è tra i più equilibrati e meglio congegnati che esistano nel panorama picchiaduro - Antonello Gaeta, Everyeye7
Le recensioni di Street Fighter 6 di tre delle pubblicazioni specializzate di riferimento in Italia, non si preoccupano di indicare la tipologia del picchiaduro a cui appartiene l’ennesimo capitolo della serie di Capcom. Un po’ perché la fama di Street Fighter consente di dare molte cose per scontate, un po’ anche perché i picchiaduro a scorrimento sono assai meno frequentati che negli anni ‘90 e confondersi diventa sempre meno probabile. Non che i “nuovi” picchiaduro a incontri siano poi tanti di più (anzi!): se si escludono le saghe che hanno fatto la storia e alcune ibridazioni che cavalcano licenze altisonanti8, rimangono solo alcuni esperimenti giapponesi usciti velocemente dai radar del grande pubblico (ma pure da quello “medio”).
Quello dei picchiaduro a scorrimento è un ramo che è tornato a germogliare negli ultimi dieci anni, grazie alla distribuzione digitale che ha concesso spazi di manovra anche a giochi con un potenziale ridotto. Ma anche spinti da una generazione di sviluppatori che è cresciuta tra Double Dragon e Final Fight e che ora vuole far rivivere ai suoi coscritti, o ai giovani studenti dell’arte, le stesse sensazioni. Non va nemmeno sottovalutata la voglia di riciclare ogni cosa, la nostalgia che si è fatta parte integrante del sistema dell’intrattenimento, su ogni scala. DotEmu, un editore specializzato nel riportare in vita serie dimenticate o a lungo assopite, ha pubblicato nel 2020 Streets of Rage 49 (serie simbolo per il Mega Drive di Sega) e nel 2022 un gioco inedito dedicato alle Teenage Mutant Ninja Turtles, riprendendo lo schema dei picchiaduro a scorrimento di Konami degli anni Novanta, con cui le TMNT avevano spopolato nelle sale giochi.
I picchiaduro a incontri non se ne sono mai andati: hanno dovuto abdicare, consegnando lo scettro di genere più in voga prima ai giochi di guida, quindi agli sparatutto, ma hanno sempre mantenuto una certa visibilità. Forse anche per questo, dalle nostre parti, sono diventati, semplicemente, “i picchiaduro”.
Grazie a Floriana Grasso per la rilettura e le correzioni.
I dischi che ho ascoltato questa settimana:
Foo Fighters - But Here We Are
The Smashing Pumpkins - Adore
Dave Matthews Band - Walk Around the Moon
Inizialmente quale sara la vostra classe main/principale in Diablo IV?
Qui la mia recensione per IGN Italia: https://it.ign.com/capcom-beat-em-up-bundle/145081/review/capcom-beatem-up-bundle-la-recensione
Qui la mia recensione per IGN Italia: https://it.ign.com/capcom-fighting-collection/194305/review/capcom-fighting-collection-la-recensione
Mortal Kombat Vs. DC Universe (Midway, 2008) è un esempio piuttosto rappresentativo.
Curiosità: sia Streets of Rage 4 che TMNT Shredder’s Revenge, sul sito di DotEmu, vengono catalogati come “beat them all”. Qui la recensione di IGN Italia di Streets of Rage 4: https://it.ign.com/streets-of-rage-4/168757/review/streets-of-rage-4-la-recensione