Le differenze sostanziali tra le recensioni di Senua's Saga: Hellblade II pubblicate in Italia (dove non è andato benissimo), nel Regno Unito e negli USA.
Io non capisco infatti questo voler scorporare pezzettino per pezzettino i vari aspetti del videogioco.
Ormai penso sia un medium abbastanza maturo da non meritare questo, anche perché ci sono giochi che nella loro imperfezione sono perfetti: il primo Nier, così come deadly premonition, ma anche Alpha protocol o Eat Lead erano titoli con molti difetti pad alla mano, ma riuscivano ad avere una loro finalità.
Hellblade 2 è perfetto perché la sua missione è quella di raccontarci una storia e lo fa con grande intelligenza.
Comunque, penso da un po' di tempo che le recensioni in sé lascino un po' il tempo che trovano, ma non voglio deragliare né creare discussioni inutili.
Questo mi fa pensare a quando qualcuno criticò gli Spazi Mentali in Alan Wake II perché parte di un sistema di indagini estremamente guidato. Cioè partendo dal limite del mero gameplay e non dal dispositivo emozionale. E ok.
Io però vedo un’ostinazione quasi ginnica nella ricerca di occasioni mancate in termini di interazioni e libertà. È quasi come se il genere action fosse lo zero da cui partire per ogni gioco in terza persona e da cui, tutt’al più, potersi allontanare.
Io non capisco infatti questo voler scorporare pezzettino per pezzettino i vari aspetti del videogioco.
Ormai penso sia un medium abbastanza maturo da non meritare questo, anche perché ci sono giochi che nella loro imperfezione sono perfetti: il primo Nier, così come deadly premonition, ma anche Alpha protocol o Eat Lead erano titoli con molti difetti pad alla mano, ma riuscivano ad avere una loro finalità.
Hellblade 2 è perfetto perché la sua missione è quella di raccontarci una storia e lo fa con grande intelligenza.
Comunque, penso da un po' di tempo che le recensioni in sé lascino un po' il tempo che trovano, ma non voglio deragliare né creare discussioni inutili.
Questo mi fa pensare a quando qualcuno criticò gli Spazi Mentali in Alan Wake II perché parte di un sistema di indagini estremamente guidato. Cioè partendo dal limite del mero gameplay e non dal dispositivo emozionale. E ok.
Io però vedo un’ostinazione quasi ginnica nella ricerca di occasioni mancate in termini di interazioni e libertà. È quasi come se il genere action fosse lo zero da cui partire per ogni gioco in terza persona e da cui, tutt’al più, potersi allontanare.