Animal Crossing e il lockdown
Cinque anni fa la pandemia da Covid 19 assegnò a un videogioco un peso specifico molto diverso dal solito. Come venne vissuto e raccontato Animal Crossing: New Horizons.
Nintendo non si disse soddisfatta della tragica coincidenza che vide Animal Crossing: New Horizons essere lanciato, in tutti i principali mercati, proprio negli stessi giorni in cui sempre più paesi nel mondo iniziavano ad adottare misure restrittive in consequenza all’allargarsi della pandemia da Covid-19.
“La pianificazione del lancio è iniziata molto tempo fa, è una sfortuna che si stia sovrapponendo a quanto sta avvenendo nel mondo in questo momento”, spiegò il producer Hisashi Nogomi al magazine statunitense The Verge1, “quello che sta succedendo nel mondo mi deprime e rattrista. Ma visto il tempismo, speriamo che molti fan di Animal Crossing riusciranno a sfruttare l’occasione come una via di fuga, un modo per divertirsi in un momento difficile”. È del tutto logico che Nintendo non potesse dirsi soddisfatta, ci mancherebbe altro. Tutto sommato, alla vigilia del lancio del gioco, le conseguenze di quella condizione particolare non erano chiare a nessuno. Furono sufficienti poche settimane, comunque, per avere una risposta.
Animal Crossing: New Horizons è il secondo videogioco più venduto nella storia di enorme successo di una delle console più vendute di sempre, Nintendo Switch2. Venne lanciato il 20 marzo 2020, circondato dagli annunci di lockdown di tutti i paesi facenti parte delle prime otto economie mondiali. Tra il 9 marzo (Italia) e il 29 marzo (Russia), centinaia di milioni di persone vennero consigliate od obbligate a rimanere in casa, riducendo al minimo la frequentazione o anche la sola vicinanza con le altre. Le prime avvisaglie di ciò che sarebbe successo si ebbero in Italia proprio alla fine di febbraio del 2020, esattamente cinque anni fa.
C’è un’altra coincidenza che contraddistinse l’esordio di Animal Crossing: New Horizons. Il gioco di Nintendo venne lanciato nello stesso giorno di un altro progetto molto atteso e dal nome ancora più altisonante: Doom Eternal (pubblicato da Activision). Sulla carta era lo sparatutto pieno di demoni quello destinato a un successo su larga scala, perché naturalmente costruito per soddisfare le voglie del pubblico più tradizionale dei videogiochi. E fino a poche settimane prima, tutto lasciava intendere che le cose sarebbero andate esattamente così. Ma con la realtà che si fece velocemente incomprensibile, e a volte addirittura inaccettabile, fu l’approccio inoffensivo e rilassante di Animal Crossing: New Horizons a catalizzare l’attenzione di un pubblico enorme.
L’esperienza garantita dal videogioco di Nintendo diventava così “terapeutica e necessaria3”, come scrisse Fabrizia Malgieri per il Corriere della Sera. Non furono molto differenti le parole scelte da Jaime D’Alessandro per Repubblica, che definiva il gioco diretto da Aya Kyogoku “particolarmente consolatorio4”. La stessa Malgieri scrisse di nuovo del gioco sul Corriere un paio di mesi più tardi, nel maggio 2020, trovando una chiave di lettura che credo fosse e rimane molto efficace: “[Animal Crossing: New Horizons] offre uno scorcio di normalità in una situazione fuori dall’ordinario5”.
I numeri raccontarono immediatamente l’enorme risonanza che il gioco ottenne. All’inizio di maggio 2020, Nintendo diffuse i risultati relativi all’ultimo trimestre del suo anno fiscale, che comprendeva il periodo dal 1° gennaio al 31 marzo.
Le vendite di Animal Crossing: New Horizons hanno oltrepassato i 13 milioni di unità nelle prime sei settimane nelle tre aree di Giappone, Stati Uniti ed Europa, rendendolo il gioco con il lancio migliore nella storia di Nintendo Switch.6
In un periodo così breve, New Horizons riuscì a migliorare i risultati ottenuti dall’episodio precedente (Animal Crossing: New Leaf, lanciato nel 2013 sul Nintendo 3DS) in tutto il suo ciclo vitale. Le nuove abitudini del pubblico intaccarono anche il canale scelto per l’acquisto, con circa il 50% delle copie vendute in formato digitale, secondo quanto riportato dal presidente di Nintendo7. Al 31 dicembre 2024, sono ben 47 milioni le copie di Animal Crossing: New Horizons vendute in tutto il mondo.
“Ma metti caso che non conosca Animal Crossing…”
L’idea della serie di Nintendo, che nel 2020 è già attiva da circa vent’anni, è di permettere a chi gioca di farsi una nuova vita altrove. Ci si sposta a vivere in mezzo a una foresta o, come nel caso di New Horizons, su di un’isola. Molto lentamente si crea una comunità con gli altri abitanti, tutti animali antropomorfi interessati a pescare, catturare insetti, piantare alberi da frutto e darsi appuntamenti per bere un té insieme. Non esiste alcun punteggio e non ci si può fare male, così come non se ne può fare ad altri (ma se commentate con crudeltà il regalo che l’elefantino vi ha fatto per il vostro compleanno, potreste spezzargli il cuore). Un’ora di gioco corrisponde a un’ora reale e le stagioni seguono quelle che si succedono fuori dalla propria finestra. Animal Crossing non adotta quasi nessuna delle regole di un videogioco tradizionale e oggi è giusto farlo rientrare tra i grandi fondatori del genere “cozy”, di cui ho parlato in questa puntata (e che su
definiscono “videogiochi comodoni8”).La pandemia dentro alle recensioni
Che Animal Crossing: New Horizons sarebbe diventato un pezzetto della memoria collettiva di quel periodo inimmaginabile, almeno per chi frequenta i videogiochi, divenne chiaro quasi immediatamente. Mi occupai del gioco per l’edizione italiana di IGN. Se oggi provo a mettere assieme alcuni dei ricordi di quei due mesi di lockdown, in mezzo ci finiscono i cartoni animati di Sam il Pompiere e di Bing visti tutti assieme sul divano (li sceglieva mio figlio, che all’epoca aveva due anni e mezzo). Subito dopo, però, vengono le serate che ho passato sullo stesso divano ma con lo Switch in mano. La mia vita a New Horizons iniziava a prendere forma e, in sottofondo, c’erano sempre i talk show senza pubblico sul televisore. Il piccolo schermo della console mi aggiornava sul raccolto di frutta e sull’arrivo di un nuovo paio di sedili per le tribune improvvisate del campetto da calcio che aveva destinato alla popolazione di Sbroffa (è il nome che avevo dato all’isola, sempre lo stesso fin dall’Animal Crossing del 2002). Mentre il grande schermo appeso al muro mi rimandava discorsi tentennanti di esperti della materia, che non riuscivano a dare risposte rassicuranti alla popolazione e si alternavano nelle inquadrature a grafici con numeri raggelanti.
“Animal Crossing è un modo molto più piacevole di passare il tempo
che fissare con orrore Twitter”
“Se è mai esistito un momento perfetto per un gioco che parla di abbracciare un’esistenza nuova, più semplice, su di un’isola deserta, allora lo stiamo vivendo”, scrisse Keza MacDonald per il Guardian. “Quando ho cominciato a giocare, un paio di settimane fa, rappresentava solo un piacevole svago dalle esigenze incessanti dei miei due piccoli bambini”, continua la giornalista inglese nella sua recensione, “ora, però, è una fuga da… beh, da tutto ciò che sta accadendo nel mondo”. Il pezzo venne pubblicato il 16 marzo 2020, una settimana più tardi il primo ministro britannico Boris Johnson avrebbe definito il coronavirus “la più grande minaccia affrontata dal Regno Unito da decenni9” e attivato il cosiddetto lockdown. “Posso giocare [ad Animal Crossing: New Horizons] ovunque ed è un modo molto più piacevole di passare il tempo quando sono fuori, piuttosto che fissare con orrore Twitter”, concluse MacDonald.
Stranamente nessuna delle recensioni pubblicate dalla stampa specializzata italiana tracciò una linea tra quello che succedeva fuori da Animal Crossing e quello che poteva succedere al suo interno. Non fece eccezione il mio testo e se ora dovessi spiegare perché scelsi di far finta di nulla, non lo saprei fare. Riletta con il senno di poi, quella mia analisi del gioco è stupidamente cieca e insensibile.
“In un momento in cui il mondo là fuori fa spesso spavento, New Horizons è una piacevole fuga per tutti”
Kallie Plagge di GameSpot scelse un approccio molto differente. “È cambiato molto da quando, alla fine di febbraio ho iniziato a giocare ad Animal Crossing: New Horizons, e anche da quando ho scritto la mia recensione preliminare”, spiegò Plagge. “Avere un gioco così benefico durante un periodo oggettivamente pessimo è stata quasi una benedizione per un sacco di persone, tra cui la sottoscritta, e mentirei se dicessi che non ha influenzato il modo in cui ci ho giocato. Mi sono ritrovata ad accenderlo quando non riuscivo a dormire di notte o durante il giorno quando avevo bisogno di spezzare da tutto il resto10”.
Andy Robinson di VideoGame Chronicles fece lo stesso qualche giorno prima: “Con una buona parte del mondo che si sente in piena crisi, Animal Crossing per il Nintendo Switch è il cesto dono di cui tutti hanno bisogno”. E ancora: “In un momento in cui il mondo là fuori fa spesso spavento, New Horizons è una piacevole fuga per tutti11”.
Commenti simili finirono in molti altri articoli:
Chi non sente la necessità di scappare su di un’isola magica in cui la principale preoccupazione è se andare a pesca o a catturare insetti?
Tim Biggs - Sidney Morning Herald12
Ho scoperto che la mia ansia rallenta quando trotterello nella mia cittadina [virtuale], annaffio le piante e costruisco mobili per quell’insolente galletto che abita sulla spiaggia.
Russ Frushtick - Polygon13
C’è qualcosa nel particolare escapismo della vita semplice di Animal Crossing, che appare particolarmente vitale in un momento in cui il conto dei morti sale e la diffusione dell’infezione accelera. […] Ora abbiamo bisogno di una nuova vita, perché questa appare quantomai fragile.
Dave Thier - Forbes14
I diari di Animal Crossing
Nella primavera del 2021 il National Videogame Museum inglese aprì una mostra online dal titolo “Animal Crossing Diaries”. L’intento fu quello di portare le testimonianze di chi aveva vissuto un pezzo dell’anno precedente sospeso tra la vita reale, le preoccupazioni di una pandemia mondiale e i lidi virtuali del videogioco di Nintendo. I curatori raccolsero una grande quantità di racconti e li misero in fila, raccontando esperienze simili a quelle di altri milioni di giocatori o, a volte, del tutto uniche.
Animal Crossing Diaries è ancora disponibile per la consultazione, è un lavoro molto ben fatto e forse è l’unico modo quasi vagamente piacevole per mettere di nuovo la testa dentro a quei mesi del 2020.
I ricordi sono organizzati all’interno di cinque cassettoni, ciascuno dedicato a una necessità avvertita durante le fasi di distanziamento sociale iniziate nella primavera del 2020. C’è “mantenere una routine”, poi “crearsi un proprio spazio”, quindi “rappresentare se stessi”, ma anche “condividere la creatività” e infine “rimanere in contatto”.
È molto difficile che ci sia qualcuno che ha giocato ad Animal Crossing: New Horizons nel 2020 e che non ha finito per crearsi un percorso quotidiano sulla sua isola. O che non si è dedicato con un certo impegno a personalizzare la sua casa o l’intera area di gioco, ma anche ad abbellire o a intruzzare male (si può?) l’avatar-abitante, a condividere il risultato di tanto lavoro o, come minimo, a visitare l’isola altrui e a invitare gli amici sulla propria.
Una vita digitale prevedibile e piacevole, dentro un’esistenza incomprensibile e scricchiolante.
Questa puntata delle Parole dei videogiochi è stata riletta da Floriana Grasso. Se cercate una professionista che rilegga la vostra newsletter, l’avete appena trovata (potete contattarla qui)!
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Con 150 milioni di unità vendute, la Switch è seconda solo alla PlayStation 2 di Sony.
Io ero uno di quei giocatori di Animal Crossing in lockdown. Se mi è rimasto un briciolo di sanità mentale da quel periodo, lo devo a questo gioco.
e chi se le scorda le mattinate a controllare il prezzo delle rape? teams + telecamera spenta + vendita rape ftw!