Non c'è niente come la next-gen
Le speranze della stampa affamata, i sogni dei videogiocatori e Rino Gaetano.
Ciao,
in questa puntata della newsletter che si interessa alle parole che si usano per parlare e scrivere di videogiochi: cos’è la next-gen e perché è il suo richiamo è irresistibile (per le persone a cui risulta irresistibile, almeno). Il progetto è di continuare il discorso più avanti nell’anno, a seconda di come si evolverà la situazione della “prossima generazione” attesa per quest’anno, quella di Nintendo. Intanto vi preannuncio che la newsletter della prossima settimana sarà molto diversa dal solito e andrà pure fuori argomento. L’improvvisazione come stile di vita.
Buona lettura!
Un quiz!
Quale è stato l’ultimo gioco a essere pubblicato per PlayStation?
Jet Ace
FIFA 2005
Strider Hiryu
La risposta è più in basso.
Vivere e giocare in stato interessante
Stava già montando da un po’, ma all’inizio di quest’anno ogni dubbio è stato spazzato via: c’è profumo di qualcosa di nuovo nell’aria, come quando annusi pomodoro e mozzarella a decine di metri da una pizzeria. Ed è il profumo di una nuova console. Se il 2024 non sarà l’anno della next-gen, qualcosa sarà andato storto (come minimo le previsioni della quasi totalità di esperti del settore).
A cosa ci si riferisca con “next-gen” lo si capisce subito: la prossima generazione di console da gioco. E non c’è davvero momento più entusiasmante per gli appassionati, quelli che non solo si assicurano una nuova console nel giorno stesso in cui viene messa in commercio, ma che passano i mesi precedenti in stato interessante. Possiamo idealmente suddividere in tre fasi distinte l’avvicinamento al giorno di lancio di una console: la fase di totale incertezza (o “Chinaglia al Frosinone”), quella dell’annuncio del progetto e infine quella di accompagnamento al giorno di lancio.
Dentro il tunnel delle prime voci di corridoio sai quando ci entri e non sai mai quanto ci dovrai rimanere
Ora siamo nel bel mezzo della prima: non c’è nulla di ufficiale, ma si inizia a ipotizzare una tabella di marcia costruita sulle esperienze del passato. Quindi a un certo punto si sa che ci si sta affacciando sul futuro, che si sta per entrare nel tunnel che porterà alla nuova console. A differenza delle gallerie che bucano le montagne, però, qui non c’è mai il cartello che indica chiaramente quanto durerà la traversata. Dentro il tunnel delle prime voci di corridoio sai quando ci entri e non sai mai quanto ci dovrai rimanere.
Perché ci si entra? Per una serie di motivi che lavorano contemporaneamente ai fianchi. Da una parte c’è la voglia di scoprire fin dove si spingerà la tecnologia, come e quanto saprà meravigliare e con che innovazioni. I videogiochi nascono dall’altissima tecnologia e ne rimangono ambasciatori anche oggi. Se anche è vero che la misura dello stacco tra una generazione e quella successiva è sempre più breve, è altrettanto vero che molto dipende da quello che si sta misurando. Assieme a PlayStation 5 e Xbox Series X|S non è atterrato un fenomeno che la scienza non riusciva a spiegare, come invece successe con Ridge Racer e la prima console di Sony trent’anni fa, ma la sparizione quasi integrale dei tempi di caricamento dei dati ha avuto i suoi minuti di applausi. Insomma, in assenza di rivoluzioni già consegnate alla storia ci si fa un po’ andare bene quel che viene.
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Tra gli altri motivi c’è una carenza di grandi uscite che, logicamente, tende a desertificare i mesi precedenti ai cambi generazionali, il che porta istintivamente a prestare maggiore attenzione a quello che verrà. Qui, però, parliamo di una fase più avanzata della gestazione dell’attesa e poi non è più così vero che si rimane a bocca asciutta per interi trimestri fiscali. Gran Turismo 6 venne lanciato per PlayStation 3 quando PlayStation 4 era già nei negozi e di altri esempi molto simili non ne mancano.
Questa attesa nello specifico, quella del 2024, riguarda poi la nuova console di Nintendo, quella che andrà a raccogliere l’eredità di Switch, l’hardware ibrido da casa e portatile lanciato a marzo del 2017 e che ha riposizionato il marchio di Nintendo dopo alcuni anni molto complicati. Quello che si può ragionevolmente chiedere a una console simile è molto limitato. Se la nuova console manterrà la filosofia della precedente (e così sarà), dovrà rispondere a delle esigenze di dimensioni e autonomia che ne influenzeranno le specifiche di calcolo, rendendo inutile il confronto con console della concorrenza, che possono essere grandi quanto vogliono e sono perennemente collegate alla rete elettrica di casa. Tuttavia la tradizionale voglia di Nintendo di muoversi verso direzioni impreviste mantiene alta la soglia d’attenzione: appurato che non saranno i numeri a salire vertiginosamente, rimane possibile fantasticare su sistemi di controllo inusuali o altre risorse più difficili da anticipare. Poi, per come la vedo io, questa volta non succederà nulla di particolare e Nintendo, tutt’al più, si concentrerà sull’esperienza utente (interfaccia, possibilità di interazione dentro e fuori dal gioco, etc.), ma non conta.
I toni che accompagnano (non) notizie ed editoriali mettono in bella mostra il desiderio rampante delle redazioni di poter parlare di qualcosa di grosso
Tornando a noi, la prima fase dell’attesa per la next-gen è comunque la più barbosa, soprattutto se ci si è già passati un po’ di volte. Volendo si potrebbe fare un parallelo con le settimane che precedono l’apertura del calciomercato: tutti dicono tutto, nessuno si sente nella posizione di dover essere responsabile di quello che dice e si arriva a tanto così da Chinaglia al Frosinone1. Al momento, con la futura console di Nintendo, ci troviamo esattamente qui. La fame della stampa specializzata italiana, e non solo, sta già mietendo vittime da mesi. I toni che accompagnano (non) notizie ed editoriali mettono in bella mostra il desiderio rampante delle redazioni di poter parlare di qualcosa di grosso. In questo, per come la vedo io, si finisce come sempre per buttare nel tritacarne vasche intere di frattaglie, confezionando un bel polpettone di nulla. Ma sono le regole del gioco, se vi va. E se non vi va, non aprite quel link.
I confini della next-gen
In questo caso si può parlare di next-gen? L’asimmetria che si è creata, con Sony e Microsoft da una parte e Nintendo dall’altra, ha reso meno chiari i confini di una generazione. Credo di non sbagliare se dico che, oggi, l’espressione next-gen è associata unicamente a PlayStation e Xbox. Forse cambierà qualcosa questa volta, sulla scia del peso specifico tutto nuovo della prossima console di Nintendo. Ma va ricordato che nemmeno per Wii U si tirava fuori l’etichetta next-gen, pur innestandosi sulla coda del successo esplosivo (ma non molto lungo) di Wii. Alla fine pare che con next-gen ci si rivolga “solo” alle console che seguono un preciso modello: quello dell’espansione tecnologica più tradizionale, quella dei numeri di cui si parlava sopra. I comunicati stampa dei videogiochi tirano in mezzo versioni “per le console next-gen” quando possono alludere a edizioni tecnicamente più ricche e/o gonfie.
PlayStation Vita, la seconda e ultima console portatile di Sony lanciata nel 2012, era di fatto una nuova generazione rispetto a PlayStation Portable. Lo stesso è accaduto per ogni hardware “handheld” (come li chiamavano gli anglofoni) di Nintendo, dal Game Boy (1989) a Switch stesso (2017). Ma no, neanche la natura omnicomprensiva e ultra-duttile di Switch cambierà le carte in tavola, in quanto console anche portatile e soggetta alle necessarie restrizioni già spiegate prima, verrà di nuovo relegata a un campionato di serie B. Almeno nelle parole.
Però ha un suo senso, a ripensarci. Per chi i videogiochi li fa, una nuova generazione dovrebbe equivalere a un cambio almeno parziale degli strumenti per farli. La nuova generazione è molto più Unreal Engine 5, che Nintendo Switch 2 (o come si chiamerà), che rappresenta tecnicamente una riproposizione in un esoscheletro differente di una situazione tecnologica già vista e conosciuta. Almeno secondo tutte le più sensate previsioni che possiamo fare oggi. Per uscire dai fanghi delle forme dubitative possiamo anche prendere quale esempio lo stesso Switch del 2017: non c’è mai stata una console portatile così efficiente nel suo rapporto tra qualità e autonomia, trasportabilità e comodità di utilizzo a fronte di quanto nasconde sotto il cofano. Ma è difficile definirla avveniristica. Questo non toglie che per un bel po’ le recensioni dei giochi per Switch fossero tutti conditi da formule molto simili a questa: “l’idea di potersi portare fuori casa un gioco come questo è sorprendente” (solo io devo averla scritta e riscritta una ventina di volte).
È un rifugio un po’ facile, ma alla fine la next-gen è questo: la fantasia al potere, la libertà di immaginare nuovi orizzonti per i videogiochi
Secondo Wikipedia siamo alla nona generazione di console2, costituita da PlayStation 5 e Xbox Series X|S. Per me questa cosa delle generazioni “chiuse” e perfettamente definite, non ha senso. Anche perché poi è chi prova a mettere nero su bianco chi sia dentro e chi sia fuori, a non riuscire a farlo. Nella stessa pagina di Wikipedia dedicata all’argomento, il posizionamento di Switch è discusso. Ma mi viene da dire che sia discusso solo da chi ha avuto una giornata un po’ fiacca. Esiste l’idea della next-gen, non della generazione. Esiste l’idea di ciò che sarà, tutto quello che è già ci va bene e comunque non ha lo stesso, irresistibile, fascino di quello che non è ancora e che potrebbe essere. È un rifugio un po’ facile, ma alla fine la next-gen è questo: la fantasia al potere, la libertà di immaginare nuovi orizzonti per i videogiochi. Che sia con PlayDate o con PlayStation 6.
Perché non c’è nulla come la promessa della next-gen. E tra qualche mese, se è il caso, parliamo anche della seconda e poi della terza fase dei mesi che portano alla nascita della generazione successiva.
Un quiz!
Risposta: Strider Hiryu (24 ottobre 2006).
BONUS!
Next-Gen ogni mese (in edicola)
Per alcuni anni il mensile più rispettato del settore, l’inglese EDGE (Future Publishing), ha avuto un’edizione statunitense dal nome Next Generation. La pubblicazione è iniziata con il numero di gennaio 1995 e si è interrotta, nella sua forma cartacea, nel 2002. Inizialmente Next Generation proponeva le sue recensioni in un formato simile a quello tipico delle riviste di musica: tanti brevi trafiletti riuniti in poche pagine. D’altronde anche le prime mosse dell’originale EDGE (1993) erano state all’insegna della sperimentazione, con valutazioni più sommarie e poi una seconda parte, altrove nella rivista, in cui si approfondivano le uscite più meritevoli o degne di attenzione.
UPDATE
Console Mania e il Regno Unito
Una settimana fa vi ho scritto qualcosa riguardo a un numero qualsiasi della prima annata della prima rivista di videogiochi italiana dedicata alle console: Console Mania (vedi link più sotto). Ho sottolineato anche la cura nella grafica interna, portando a esempio quella delle recensioni. Un lettore, lo storico della materia Danilo Dellafrana, mi ha segnalato che la grafica era ripresa in larga parte da quella della rivista inglese Raze (Newsfield). Quest’ultima ebbe un’esistenza molto breve: solo dodici numeri tra il 1990 e il 1991. Quando moriva Raze, nasceva Console Mania. Ovviamente Xenia Edizioni aveva i diritti per sfruttare contenuti e grafica di Raze. Averlo scoperto dopo trent’anni mi ha scombussolato per dieci minuti buoni.
Cos’è successo nella puntata precedente?
Questa newsletter è stata riletta e corretta da Floriana Grasso: se sei alla ricerca di qualcuno che ti corregga le bozze, prova a contattarla!
“I'ma shine a light in your eyes (in your eyes) / You'll probably shine it back on me” (Blur)
Ci manchi, Rino.
Rino manca davvero.