Ciao,
questo appuntamento con Le parole dei videogiochi è più leggero del solito, ma forse vi andrà bene lo stesso. Sotto la lente finiscono due termini, anzi due questioni, sollevate solo in parte dall’attualità dei videogiochi. Scoprirete tutto scorrendo più in basso, ma metto le mani avanti dicendo che sui titoli dei giochi si potrebbero scrivere un centinaio di puntate di questa newsletter. Non è una minaccia e neanche una promessa.
Buona lettura!
Cosa fare se ti senti GOTY
Qualche settimana fa sono finito sul sito ufficiale di Hot Wheels Unleashed (2021, disponibile per tutti i formati). Il gioco è stato realizzato da Milestone, lo studio di sviluppo che può vantare il miglior curriculum vitae del settore tra quelli italiani. Hot Wheels Unleashed è stato molto apprezzato, tanto da ricevere una candidatura ai The Game Awards quale miglior gioco di guida della sua annata. Al momento i riconoscimenti più luccicanti del settore sono probabilmente proprio quelli assegnati nella serata dei The Game Awards, diventata rapidamente un appuntamento tra i più seguiti ogni anno, dagli appassionati e dai professionisti del settore.
Hot Wheels Unleashed non ha vinto quel premio, che è invece stato assegnato a Forza Horizon 5. Una sconfitta piena d’onore, a favore di quella che è la serie di giochi di guida “disimpegnata” più celebre e apprezzata degli ultimi dieci anni. Eppure, in cima al sito ufficiale di Hot Wheels Unleashed viene pubblicizzata la Game of the Year Edition del gioco1. Se vi state chiedendo di cosa si tratti e se sia corretto utilizzare un’etichetta simile, provo a spiegare la faccenda.
Innanzitutto siamo circondati da Game Of The Year Edition e non da oggi. Ho cercato di ricostruire la storia delle cosiddette GOTY Edition, ma non sono riuscito ad andare più indietro di quella di SWAT 3, per l’occasione ribattezzata SWAT 3 Tactical Game of the Year Edition (Sierra, 2001). Ci tengo a precisare che già nel comunicato stampa2 di questa versione, non si specifica mai quale sarebbe il premio che la giustifica.
Una veloce ricerca sul tema su Steam ed Epic, i due negozi di giochi in formato digitale per PC più utilizzati, riporta una serie di risultati che fanno scattare qualche domanda.
Nell’immagine qua sopra scopriamo che il 2015 ha prodotto talmente tanti giochi di qualità, che un solo GOTY non era sufficiente. E sì, siete giustificati se non avete mai sentito parlare di Badland (un gioco per iOS del 2013). In realtà e scemenze a parte, le edizioni GOTY vengono pubblicate successivamente all’anno di debutto del gioco, quindi l’immagine lì sopra non vale un bel nulla… o forse ci aiuta a capire che è proprio difficile dare un valore alle edizioni Game of the Year.
L’altra premessa essenziale è che qualcuno, da qualche parte, in qualche momento, potrebbe effettivamente aver assegnato a un gioco il premio come migliore dell’anno. Però vai a capire chi… la pagina su Wikipedia dei Game Of The Year Awards3, conta circa trenta pubblicazioni o appuntamenti in cui vengono conferiti dei premi, ancora oggi. Naturalmente mancano molti dei riconoscimenti che non sono relativi al mercato americano o inglese. Manca anche qualsiasi riferimento agli Italian Video Game Awards, che dal 2018 hanno raccolto l’eredità del Drago d’Oro e che dal 2020 si concentrano solo sui videogiochi italiani. Attenzione, c’è la svolta: Hot Wheels Unleashed ha effettivamente vinto il premio quale Best Italian Game4. Ecco, a cercarlo bene alla fine si è trovato, rimane da capire quale valore si voglia attribuire alla cosa. Questo senza nulla togliere a Hot Wheels Unleashed, che mi è servito solo come caso strampalato e che, però, riesce a riassumere bene la confusione che c’è dietro a queste edizioni GOTY.
Più spesso, per non dire sempre, le edizioni Game Of The Year esistono come occasione per proporre un nuovo pacchetto omnicomprensivo. Per rimanere sul caso di Hot Wheels Unleashed: l’edizione GOTY, pubblicata esattamente un anno dopo quella standard, include tutti i DLC distribuiti dopo il lancio. Non serviva cercare molto più in là, tutto sommato: le edizioni GOTY possono riguardare giochi che hanno vinto un premio, anche se non sempre è chiaro quale sia il premio (c’è differenza tra “miglior gioco dell’anno” e “miglior gioco dell’anno nella sua categoria”), quanto sia rinomata la giuria che l’abbia assegnato o, addirittura, se sia mai esistito. Più che altro: le edizioni GOTY esistono perché qualcuno ha iniziato a chiamare così delle versioni tutto-incluso dei suoi giochi, che è sempre una strada percorribile per rilanciare un prodotto che ha comunque avuto successo a sufficienza da giustificare una certa quantità di contenuti aggiuntivi.
Poi, ecco, si potrebbe ricordare che sono già esistite ed esistono ancora delle formule più eleganti, per rivendere il proprio gioco in versione arricchita. Tra queste c’è “Definitive Edition”, citata anche da Mike Bithell di Bithell Games, in un interessante approfondimento sull’argomento pubblicato da Engadget qualche anno fa. Per leggere l’intero articolo, clicca qui.
One is the magic number
Mortal Kombat ricomincia da zero, anzi da 1. Warner Bros in veste di editore e NetherRealm Studios, allo sviluppo del progetto, cercano così di dribblare uno dei problemi tipici delle serie attive da più anni: quello del nome. Nel caso di Mortal Kombat è addirittura la seconda volta che si batte questa strada o una che le somiglia moltissimo. Se il primo capitolo (Mortal Kombat) è del 1992, già nel 2011 venne deciso di dare un colpo di spugna. Quell’episodio non avrebbe riportato il 9 in copertina (o altrove), seguendo l’ordine delle uscite già avvenute in precedenza, virando sull’idea del riavvio (reboot) della serie e quindi presentandosi semplicemente come… Mortal Kombat (di nuovo). Dodici anni dopo, Warner Bros e NetherRealm sentono di nuovo il bisogno di fare piazza pulita ma, questa volta, si affidano al numero 1. Un abbraccio a chiunque dovrà cercare immagini e informazioni di uno dei tre Mortal Kombat / Mortal Kombat 1 in rete (usate l’anno, assieme al titolo, aiuterà).
Sono ormai tantissimi gli esempi di videogiochi che hanno provato o che stanno provando ad abbandonare i numeri nei loro titoli. Arrivati a un certo punto si rischia di diventare ridicoli e di dare la sensazione di un riciclo meccanico. Call of Duty ha smesso ben presto (Call of Duty 4, 2007), infilandosi in una sequela di sottoserie, a loro volta numerate, alcune già riavviate… OK, se ci interessa l’ordine e l’eleganza, Call of Duty non è l’esempio giusto.
Capcom ha affrontato la questione in maniera differente, un po’ cerchiobottista. Resident Evil 7 (2017) è stato presentato con un logo che incorporava il “7”, espresso in numeri romani, dentro alla parola “EVIL”. Con l’ottavo capitolo (2021) ha fatto di nuovo lo stesso giochetto e il numero, romano, è ancora dentro a un pezzo del titolo: “VILLAGE”. Al di là della soluzione un po’ macchinosa, si tratta comunque del tentativo di risolvere un problema.
Ci sono stati altri “1”, esplicitati nei titoli, nella storia dei videogiochi. Uno dei più recenti è Battlefield 1 (Electronic Arts, 2016), ma qui l’intento era di sottolineare l’ambientazione: il gioco esplorava il primo conflitto mondiale, un viaggio indietro nel tempo, rispetto agli scontri semi-futuristici messi in scena in molti degli episodi che avevano preceduto Battlefield 1.
Chi non sta dimenticando i suoi numeri è Street Fighter VI, di nuovo di Capcom, in arrivo il 2 giugno sulle piattaforme PlayStation, Xbox e PC. Il rivale storico di Mortal Kombat è partito ben prima (1987), ma ha saputo tenere “bassi” i suoi numeri con una sequela di riedizioni e spin-off. Verrà anche per lui il momento di darsi una svecchiata al nome?
Grazie a Floriana Grasso per la rilettura e le correzioni.