I titoli delle anteprime del nuovo Zelda
C'è chi rimane sul classico e chi prova a raccontare qualcosa in più.
Qualche settimana fa ho preparato un appuntamento speciale di questa newsletter, dedicato a un caso molto specifico: le recensioni di un gioco, Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon1. Oggi è la volta dei resoconti di chi ha potuto provare in anteprima The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom e, in particolare, ai titoli scelti per questi articoli.
Le regole d’ingaggio sono molto semplici: ho preso in esame unicamente le testate il cui campo d’azione principale è l’informazione scritta, escludendo quindi contenuti video o chi si muove principalmente in quei dintorni. Anche questa volta ci sono tanti esempi pescati oltreoceano, con quelli della stampa nostrana che si limitano a pochi casi, tanti quanti sono stati gli invitati a provare il gioco.
Spero possa essere interessante. Mi diverte sempre lanciarmi in queste brevi analisi, di solito le faccio per conto mio, poi mi preparo un tè con due biscotti e finisce tutto lì. Ma ora che ho messo in piedi questa complessa struttura cigolante che è la newsletter, vi tocca sorbirvele (non annullate l’iscrizione, ho famiglia).
Buona lettura!
Uno degli aspetti positivi di non dover più seguire quotidianamente quanto succede attorno ai videogiochi è non dover più seguire quotidianamente quanto succede attorno ai videogiochi. Fintanto che ho lavorato per riviste di videogiochi ho per forza di cose dovuto mantenermi quanto più aggiornato mi fosse possibile. Oggi le cose sono un po’ diverse e se decido che voglio tenermi a distanza da tutto ciò che riguarda The Legend of Zelda: Tears of Kingdom, per non finire con la sensazione di nausea prima ancora che sia uscito, posso farlo. E infatti ho finto che l’ultimo trailer2 non sia mai esistito (non è molto, sono d’accordo).
È stato inutile, perché poi Nintendo ha invitato le testate di tutto il mondo a giocarci a qualche settimana dall’uscita (12 maggio, solo su Switch) e io mi sono visto passare davanti tutti i “lanci” degli articoli dedicati. Da soli, i tweet di Polygon o GamesRadar e quanti altri, non sarebbero un problema. Il problema è che poi mi viene l’idea di metterli tutti in fila, per fare il punto su come si sceglie di rappresentare il proprio lavoro e di risultare interessanti ai lettori. Il che ha molto a che fare con questa newsletter, giusto? Ma per parlarne compiutamente sarà pure meglio leggersi gli articoli, non ci si può fermare al titolo. Come il classico comprimario di un filmetto che si butta su una granata per salvare l’eroe, anche io mi sono sacrificato per un bene superiore (ma il trailer non l’ho ancora visto!).
I titoli che preferisco per un articolo sono quelli che raccontano qualcosa, che prendono una posizione o che presentano una chiave di lettura chiara. Per molto tempo, le riviste specializzate dedicate ai videogiochi hanno evitato quanto più possibile questa strada. Nella maggior parte dei casi ci si limitava a riproporre il nome del gioco in esame e a lasciare che fosse la grafica a corredo a inquadrare l’articolo: notizia, anteprima, recensione, guida. Oggi qualcuno ancora fatica a lasciare che sia l’idea dell’articolo a renderlo appetibile, piuttosto che il semplice occuparsi di un gioco molto atteso. Di sicuro ha almeno in parte a che fare con le barbosissime e tossiche esigenze di farsi indicizzare al meglio da Google, il che non rende la questione meno demoralizzante (anzi!).
Voler identificare l’anima del proprio articolo e quindi mettere in bella mostra il percorso che compie per parlare di questo o di quello, porta con sé un paio di faccende delicate. La prima: ci deve essere un’idea alla base dell’articolo. Limitarsi a una serie di impressioni generiche rischia di non bastare più, per fortuna. La seconda: si può scivolare facilmente nelle sabbie mobili del titolo acchiappaclick. Non mi riferisco per forza di cose alle mezze truffe dei clickbait che offendono chi legge, ma anche solo alla voglia di trovare la chiave di lettura più strampalata o di perdere ogni senso della misura esaltando o criticando ciò di cui si è scritto.
Zelda: Tears of the Kingdom is a playground for goblins
A quick note about me: I can be a bit of a goblin. If a game allows me to peek behind its curtain, I will do so immediately. If a game is promising me freedom of choice, I will exploit that freedom as soon as I can. If a game challenges me to take advantage of its interlocking systems, I will find the spaces in which those systems don’t quite coalesce, and do my best to emphasize the inconsistency. Simply put: I like to cause mischief. […]
Few games have met my goblin tendencies with their own goblin tendencies so confidently. My looming concern is whether the bounty of tools Tears of the Kingdom provides might be overwhelming in the long run. Furthermore, just how much sustained prodding can it take? At what point might I peer behind the curtain to see something Nintendo didn’t intend on me discovering? Tears of the Kingdom seems intent on allowing chaos to thrive, and that’s a dangerous game to play.
Zelda: Tears of the Kingdom è un parco giochi per sabotatori
Una nota su di me: mi piace fare il sabotatore. Se un gioco mi consente di ficcare il naso dietro alle sue quinte, lo faccio subito. Se mi promette di poter fare un po’ come mi pare, ne approfitto all’istante. Se mi invita apertamente a sfruttare le combinazioni dei suoi sistemi, troverò il punto in cui quei sistemi non riescono a collaborare e mi metterò d'impegno per sottolinearne i limiti. In poche parole: mi piace fare casino. […]
Pochi giochi hanno assecondato questa mia natura, affiancandone una loro del tutto simile [come fa The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom]. Quello che mi preoccupa, a questo punto, è se gli strumenti messi a disposizione da Tears of the Kingdom non possano rivelarsi addirittura esagerati, sul lungo periodo. Fino a quanto possono sopportare di essere messi alla prova? Quanto ci vorrà prima che, spiando dietro quelle quinte, non vedrò qualcosa che Nintendo non prevedeva che potessi vedere? Tears of the Kingdom pare volersi fare forza sul caos, ma è un atteggiamento pericoloso.
Mike Mahardy di Polygon sceglie la strada del titolo “che parla”, e individua nella libertà di sperimentare che Tears of the Kingdom lascerebbe ai giocatori, la sua scommessa più interessante (e pericolosa!). L’idea alla base del titolo viene spiegata subito, fin dalle prime righe: presenta il gioco e lo fa partendo da una posizione precisa, che lo caratterizza. In questo modo Polygon offre un articolo “esclusivo”, perché nasce dal punto di vista del suo autore, pur continuando a soddisfare i generali requisiti di un’anteprima (cioè informare descrivendo i sistemi di gioco).
IGN prende una strada in parte differente: “The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom Hands-On Preview: It Lets You Test Out Your Craziest Ideas3”. La gran parte del lunghissimo titolo sembra pensata per compiacere i ragni4 di Google. C’è il nome del gioco per esteso (comprensibilmente), accompagnato dalla chiarissima indicazione della natura dell’articolo: è un’anteprima frutto di una prova in prima persona. Il resto, la parte sulle idee folli, è abbastanza prevedibile e comunque inizia già a delineare un’interpretazione comune della stampa riguardo al nuovo gioco di Nintendo.
Difficile emozionarsi o farsi trascinare dal titolo del Guardian: “Two hours with The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom – a world of possibilities5”. Qui siamo di fronte a una pubblicazione generalista, il che giustifica una scelta molto lineare. Ne approfitto per sottolineare che, per come la vedo io, uno stile diretto, esplicativo, di facilissima lettura e comprensione non è assolutamente meno degno di qualsiasi altra possibile strada. Molto dipende dal contesto e dal pubblico a cui ci si rivolge: da riviste che sono abituate a parlare di videogiochi, personalmente preferisco e mi aspetto qualcosa di più suggestivo e che dimostri la voglia e la capacità di analizzare e raccontare un gioco. A partire da un titolo.
Rimaniamo sui grandi quotidiani internazionali. Il Washington Post se la cava con una formula prevedibile: “The new Zelda game is like nothing we’ve ever seen before6”. La formula prevedibile è quella della sparata a effetto, ma a sua difesa va detto che la caratura del gioco potrebbe, in effetti, giustificarla. Per quanto mi riguarda, comunque, si tratta di un titolo noiosetto che mi fa pensare a un articolo senza grandi slanci.
Chiudo il viaggio di andata con il punto zero, il casello del nulla assoluto di Game Informer: "The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom”. Fine. Più che le dipendenze dalle ricette per il SEO, qui siamo di fronte al DNA da rivista su carta stampa di Game Informer7.
“Zelda Tears of the Kingdom preview: It's bigger, bolder and more inventive than Breath of the Wild8”, sostiene GamesRadar. Anche in questo caso si punta a solleticare l’interesse sostenendo che un gioco sia addirittura migliore del suo illustrissimo predecessore. Di per sé non ci sarebbe nulla di male, anzi potrebbe addirittura far pensare a quanto coraggio sia servito per lanciarsi in quello che sembrerebbe un azzardo, tenuto conto del valore di quel predecessore. Il ritenere un seguito all’altezza, se non addirittura a un livello superiore rispetto a chi è venuto prima, però, è la norma nelle anteprime dei videogiochi. Potrebbe essere un mio limite, ma ci vedo prima mestiere e solo dopo, forse, convinzione. Capita assai più di rado che la prima prova di un gioco molto atteso, appartenente a un grande brand, lo metta in discussione.
Zelda: Tears Of The Kingdom Indulges Your Idiocy In The Very Best Way
Fuse ability is just as open — and has the potential to be as mindlessly stupid — as you wish, and we mean that in the best possible way. You can’t actually attach an apple to the end of a sword and expect it to do any good, can you? We had a similarly short-sighted mindset at first, but after trying it for ourselves we are happy to report that ‘for goodness sake, of course it gives you a minor attack boost, Bokoblins hate apples!
Zelda: Tears Of The Kingdom asseconda alla grande la vostra idiozia
L’abilità Compositor è tanto generosa (e potenzialmente anche tanto cretina) quanto il giocatore decide che possa essere, e lo diciamo nella migliore accezione possibile. Non è che vi possiate aspettare che attaccando una mela alla punta di una spada ne venga fuori qualcosa di utile, no? Ecco, abbiamo avuto lo stesso pensiero, ma dopo aver provato siamo entusiasti di potervi dire che “per l’amor del cielo, certo che funziona e rende un po’ più forti gli attacchi, i Boblin odiano le mele!”.
Alex Olney di Nintendolife schiaccia a fondo il pedale. La chiave interpretativa è la stessa di buona parte del resto dei giornalisti chiamati a provare un pezzetto della nuova avventura di Link, ma questa volta senza alcuna remora nelle scelte lessicali. La possibilità di utilizzare un registro così basso e colloquiale deve essere garantita dalla linea editoriale, ma devo dire che mi diverte sempre moltissimo.
Altri titoli utilizzati negli articoli che raccontano le prime impressioni dopo la prova di The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom
Gamespot
Zelda: Tears Of The Kingdom Feels Even More Open-Ended Than You Think
Zelda: Tears Of The Kingdom è ancora più libero di quanto pensate
Distractify
'Tears of the Kingdom' First Impressions: a Sequel With the Same Chaotic Energy as 'BOTW'
Prime impressioni su ‘Tears of the Kingdom’: un seguito che ha la stessa energia caotica di ‘BOTW’
Digital Trends
I’m already crafting spectacular chaos in The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom
In The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom sto già creando il più spettacolare dei caos
Mashable
3 ways 'The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom' is as cool as it looks
3 motivi per cui ‘The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom’ è tanto bello da giocare, quanto da vedere
Link e Zelda nel Bel Paese
Se vi state chiedendo come siano andate le cose in Italia, c’è poco da riportare. A meno che non mi sia perso qualcuno per strada, sono tre le redazioni invitate da Nintendo a Francoforte a provare il prossimo Zelda (ricordo le regole d’ingaggio spiegate in apertura di questa newsletter). Il campione è piuttosto ristretto, quindi vale quel che vale.
Corriere della Sera
The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom. L'anteprima, la creatività è tutto nel nuovo gioco di Nintendo9
Everyeye
The Legend of Zelda Tears of the Kingdom: un gameplay ricco di possibilità10
Multiplayer
The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom abbiamo provato il seguito del capolavoro Nintendo11
Gazzetta dello Sport
The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom provato: come si costruisce un seguito
Nei titoli scelti a casa nostra, troviamo sia la semplicità di Multiplayer, che la (limitata) voglia di esplorare di Everyeye e Corriere della Sera (che sceglie le virgole in maniera curiosa, se mi è permesso). Più coraggioso e curioso quello scelto dalla Gazzetta dello Sport, anche se quel “provato”, messo in quella posizione, pare tanto l’ennesimo tributo alla malvagia divinità del SEO.
Verrebbe da dire che la stampa specializzata è ancora convinta della scelta di titoli di stampo tradizionale o che addirittura i titoli, quando c’è di mezzo un gioco così atteso, non servano proprio a nulla. Alla fin fine, chi vuole scoprire le impressioni sul gioco, leggerà l’articolo a prescindere dal titolo ed è credibile che una larga parte dei frequentatori di quelle pubblicazioni sia già interessata alla questione. Il che ha perfettamente senso.
Quando c’è da scegliere come presentare un articolo, si possono prendere svariate strade. La sovraesposizione del pubblico a commenti e pareri su tutto e il contrario di tutto sta spingendo verso titoli sempre più esagerati o a cercare con insistenza un’interpretazione sempre più peculiare. Non è stato il caso di queste anteprime di The Legend of Zelda Tears of the Kingdom o, perlomeno, non in una forma “acuta”. Rimane comunque, a torto o a ragione, una certa allergia della stampa specializzata italiana ad allontanarsi da titoli piuttosto prevedibili, quando non addirittura sostanzialmente dei non-titoli (il semplice nome del gioco e la tipologia dell’articolo).
Anteprima: provato The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom, l’occasione per mettere alla prova anche la più assurda delle proprie idee
Due ore con The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom – un mondo di possibilità
Il nuovo Zelda è qualcosa di mai visto prima
Game Informer nasce nel 1991 negli Stati Uniti come mensile da edicola. Ne è esistita anche una versione italiana, distribuita attraverso i punti vendita della catena GameStop.
Anteprima: Zelda Tears of the Kingdom preview, più grande, più coraggioso e più creativo di Breath of the Wild
Si prospetta una bellissima lettura. Un saluto dal vecchi Lucacat
C’è anche l’anteprima di FinalRound con il titolo: THE LEGEND OF ZELDA TEARS OF THE KINGDOM Lacrime di meraviglia
https://www.finalround.it/anteprime/137/the-legend-of-zelda-tears-of-the-kingdom-anteprima