Ventenni all'annuncio del GameCube
Un articolo che ho scritto molto tempo fa e che spero nessuno verrà a reclamare: quando Nintendo annunciò il GameCube.
Ciao,
alla fine dell’estate del 2000 vennero presentate due nuove console da Nintendo, dentro alla cornice del Nintendo Spaceworld, l’appuntamento annuale per il pubblico giapponese con tutte le novità del marchio di Mario. Quelle due nuove console erano il GameCube e il Game Boy Advance. Nell’estate del 2000 ero uno dei coordinatori di Nextgame.it, prima, e la matricola dell’Università degli studi di Milano con meno presenze dal 1924 e fino a quel momento, molto dopo. Ricordo un bel po’ di cose della mattina in cui su internet vennero diffuse le immagini, le prime informazioni e i video delle demo tecnologiche del GameCube mostrate poche ore prima allo Spaceworld. Non ero a casa mia, ma di un amico con cui, due anni più tardi, avrei iniziato a lavorare su una rivista dedicata interamente a quelle due console (anche lui lavorava per Nextgame.it in quel momento, ma almeno aveva dato un gran bel numero di esami). Il pezzo che segue venne pubblicato il 26 agosto 2000, l’ultimo dei tre giorni del Nintendo Spaceworld e non è stato modificato o corretto (tranne le “È”, perché non ce la faccio a vederle con l’apostrofo).
Buona lettura!
Cosa succede quando due nuove console targate Nintendo vengono svelate in un solo giorno? Semplice, la corteccia cerebrale di un videogiocatore di lunga data viene letteralmente sconvolta. Pensieri ed emozioni, speranze e supposizioni: un lungo tributo, un “corto viaggio sentimentale”..
Attenzione: quanto segue è indice di un parere puramente personale e potrebbe non rappresentare il pensiero della redazione di Nextgame.it o di Gamesidea. Oltretutto è pure decisamente strambo e potenzialmente noioso. Fate vobis.
Mi sono ritrovato un appassionato e un feroce supporter Nintendo quasi senza accorgermene. Dando un'occhiata a un passato comunque recente, ma non più nitidissimo, ricordo quasi unicamente due fasi: la prima, quella del Master System, del Megadrive e del consunto ma appassionante duello con i fan della grande "N", la guerra degli 8-bit (combattuta come un match tennistico tra Sampras e il mio appesantito e ultrasessantenne vicino di casa) e poi quella tra i due 16-bit. Coinvolgente, arrembante, infuocata... Ancora oggi, chi può dire quale tra i due sistemi abbia sopravanzato quello avversario? E soprattutto, anche si potesse decidere (tramite apposito Giudice di Pace) l'eventuale medaglia d'oro, l'incontro sarebbe da decidersi ai punti.
La seconda fase: quella di Super Mario World, poi quella della PlayStation, del Nintendo 64, del Saturn, solo in parte. L'acquisto di un Super Nintendo solo nelle fasi finali della sua comunque longeva vita è stato, senza ombra di dubbio, la scintilla che mi ha portato ad abbracciare con egual entusiasmo e attenzione Sega e Nintendo dopo infinite arringhe a favore della casa di Sonic. D'altronde, ed è cosa risaputa, se non si perdono i primi felici anni di "vita videoludens" dietro un'inutile e controproducente guerra intestina tra la propria favorita e "il resto del mondo"... bhè, penso si perda una fase decisamente divertente di questo appassionante passatempo1.
Super Mario World dicevamo, poi Super Mario Kart, International Superstar Soccer, Contra 3, Donkey Kong Country, i giochi che personalmente mi hanno convinto che c'era qualcosa di valido in quella console tondeggiante tanto amata dai nipponici. Poi arriva Mario 64 ed è come convincere uno straniero che la pizza è buona facendolo sedere al miglior ristorante napoletano, fornito della più convincente mozzarella di bufala rintracciabile nella penisola. Il paragone è perlomeno strambo (diciamo pure idiota), ma la fame data dalla calura estiva dovrà pure riversarsi da qualche parte...
E arriviamo ai tempi moderni quindi: Nintendo64 e Gamecube. Due situazioni radicalmente diverse, due momenti storici (per l'industria dei videogiochi), un'unica emozione, un'unica passione, senza esagerare. È il 1993 e su quella che allora (e ancora oggi) ritenevo la mia Bibbia del videogioco (Game Power, mensile dedicato al mondo delle console) viene annunciato il cosidetto Project Reality, il Nintendo64. Nomi altisonanti: Silicon Graphics su tutti. Poi quel che è successo è successo: rilanci, smentite, ritardi, annunci, conferme, cancellazioni, delusioni, sorprese. Giugno '96: Mario 64. E non ci vuole nulla a dimenticarsi tutto.
Allora le 900.000 lire che mi furono richieste da un anonimo importatore dal Giappone per la console a 64 bit e Mario 64 mi parvero contemporaneamente troppo e troppo poco. Difensore a spada tratta di un rettangolone grigio comprato circa un anno prima (749.000 nette allo scontrino, c'è un logo e una scrittina sul case, "Sony") e amante deluso di un pianeta dalle scarse attrative (Saturno), vedo l'ultimo capitolo della serie di Mario finalmente dal vivo. E la spesa non può essere rimandata oltre. Poi la lunga attesa, fino al gennaio seguente, per un gioco valido da acquistare (Perfect Striker - International Superstar Soccer 64). Ma la magia è già avvenuta, era in quei primi mesi, in quelle prime settimane e giorni (i primi due come fossero ieri) di Mario 64.
Difficile essere un videogiocatore e non aver mai provato quella sensazione di eccitazione, accompagnata da fremiti, giorni e/o ore che non passano. Poi ritrovarsi in un negozio, davanti a una cassa, ad aspettare uno scontrino. E uscire più pesanti, quando la strada che ti si para davanti sembra infinita e sai già che momenti come quelli difficilmente vengono cancellati dal tempo: sembra un'esagerazione, ma non è così2. Se così fosse non me ne vergogno. Gli attimi in cui, dilaniata con avidità (o rispettata con dovizia e animo celebroso3) la confezione della console, del gioco, soppesata la macchina, esplorato ogni cavo, cavetto, uscita, antro... C’è qualcosa di estremamente infantile e gioioso nel trovarsi di fronte al proprio giocattolo delle meraviglie. Se poi come il sottoscritto, dopo aver comprato una console giapponese (funzionante a 110 volt contro i 220 nostrani) vi passa completamente di testa di comprare anche il relativo adattatore per l'alimentazione... Allora potete sapere come si passa un intero giorno ammirando e non usufruendo di quel giocattolo. E allora si va a dormire circa alle 9 di sera per far passare la notte e fiondarsi da un elettricista il giorno dopo, ma questa è una storia diversa e decisamente meno appassionante.
Per tutto quanto ho appena detto la giornata di ieri non poteva essere per il sottoscritto meno sfortunata e intrigante, divertente, affannosa e assolutamente illuminante. Il giorno in cui il mondo ha conosciuto il Gamecube i giochi, le immagini, il cubo, è stata vissuta con dovizia di cronaca, quale il ruolo di inutile pseudo-giornalista mi obbliga. Peccato che la Telecom abbia deciso di tagliare il mio collegamento telefonico per motivi decisamente inesistenti4 e privarmi, per qualche ora, dell'effetto sorpresa assoluta (il viaggio in Giappone per lo Spaceworl non si è rivelato affrontabile e l'unica risorsa rimaneva quella rappresentata da Internet): dopo qualche attimo di panico la provvidenza si è fatta viva e il cubetto, il dado per brodo vegetale di videogiochi, il "mangiafiabe Fisher Price" (come lo definisce il nostro Ugo BobaFett Drugo Laviano) si è parato dinanzi a me. E cos’è successo? I soliti primi attimi di disorientamento, stranezza, sensazione come (di assoribmento) di nuovo e di antico allo stesso tempo, quello che, più o meno, abbiano provato tanti e tanti lettori di Nextgame.it ieri.
Quali sono le reazioni a caldo e quelle a freddo? A caldo: bello, diverso, un giocattolo, la Nintendo è una casa leader nella realizzazione di giochi, hanno puntualizzato ancora ieri le alte sfere Nintendo. E quindi non poteva che realizzare il più bambinoso e zuccheroso dei giocattoli, il più lo-tech ma elegante assemblato di emozioni. Poi guarda la maniglia, lo prendo e lo porto in giro per la casa, come un bambino, la valigia del divertimento. Colorato, si apre, una nuova console Nintendo. Ma ci pensi? Ci penso. Mi soffermo, sobbalzo, soppeso, mi soffermo di nuovo, ruoto la testa ma lo schermo del monitor rimane lì. Non ruota, lui e anche il Gamecube rimane fisso impalato. A freddo: ci si siede, si inizia a leggere qualcosa delle press release, le dimensioni. Poi con le mani a gesticolare cercando di rendersi conto cosa si avrà tra le mani. E vai di gomitatine all'ovvio compagno di bavetta ludica: hai visto? Grosso così più o meno. Si, esatto, bhe circa, così. Tho così, non di più. Il pad! Il pad come lo prendo? Storto, cavolo mi storto tutto, no vabbè, ma è bello. La delusione arriva, forse, solo dopo, a freddissimo. Il controller poteva essere rivoluzionario come il tricornuto del Nintendo64? Forse si, forse no. Il microfono nel mezzo per parlare online? Non ci siamo ancora arrivati. E il modem come periferica opzionale e non di serie? Costa poco alla fin fine. Bho, sarà. Ma chissenefrega, hai visto Luigi che scivola sul corrimano?
Ma quando ho visto le prime foto di Mario64 era un'altra cosa. È vero. Ma più in là del puro e copernicano passaggio dalle due alle tre dimensioni (per ora) non si va. È fisiologico, congenito, scontato. Guarda invece cosa può fare, 128 baffetti che si picchierellano5 su di una sfera, Samus che ritorna6, il Mini DVD da 8cm, i Poke... Ma no che due palle, sempre in mezzo i Pokemon. Zelda. Zelda i cui personaggi sono curati perlomeno (perlomeno) al livello di un Soul Calibur o di Un Tekken Tag Tournament, ma parliamo di un'avventura e non di un picchiaduro. Non è sconvolgente, no, è vero. Ma vogliamo credere a quello che ci dice Miyamoto, Yamauchi e Pippo Franco7: sarà tutto vero, sarà tutto sempre su questi livelli, o perlomeno realizzare qualcosa di simile sarà estremamente facile e accessibile. Basta che non ci mettano le mani quelli della Titus. Dicono abbiano confabulato così, tra di loro, i grandi maestri Nintendo. O forse no.
Punto, i prossimi dieci mesi circa saranno impiegati dal sottoscritto per decidere di che colore dovrà essere il suo Gamecube e per cercare di collezionare abbastanza energia per arrivare fino a quel luglio 20018. La Nintendo mi ha convinto? Sarebbe stato più difficile per lei raggiungere l'obiettivo contrario, ovvero deludermi. Se vedo un Mario o uno Zelda vado in modalità acquisto obbligato. Non è obiettivo, non è professionale9, ma è bello, è divertente, è appassionante ed è gioioso. È un giocattolo e io sono un bambino. E la Nintendo ci regalerà10 un nuovo giocattolo.
Ora potete chiamare le pompe funebri e sotterrare quello schifido “senso d'obiettività” che ormai si sta putrefacendo da 10000 caratteri.
E ora apriamo il televoto!
THERE THERE
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Spero fosse ironico.
Confermo che mi succede ancora, quindi non era un calore post-adolescenziale.
Già, l’ho scritto, “celebroso”.
È probabile che non avessi pagato la bolletta, ma immagino che il me ventenne del 2000 non ritenesse onorevole condividere l’informazione.
Che fanno cosa?
Come sembrano lontano quelle soddisfazioni a base di Metroid, sigh.
Cosa avrò voluto dire?
Il lancio in Giappone avvenne, poi, il 14 settembre del 2001.
Cazzate, è professionale.
Non proprio, ho pagato di mia tasca il mio GameCube giapponese che solo pochi giorni fa ho scoperto che non riesce più a leggere i dischi di gioco. Ho un GameCube cecato. :(
Piango! Grazie Zave, stesse emozioni a ogni nuova console, se targata Nintendo ancora di più (E a breve ne vedremo delle belle si spera)