Di Don’t Nod - PC, PlayStation 5, Xbox Series X|S (Game Pass)
Non c’è proprio niente che non vada in Jusant. La trovata alla base del suo gameplay, cioè quello che si fa, ha la qualità particolarmente rara di essere interessante ed equilibrata: sa cosa vuole fare, sa come farlo e sa dove fermarsi. L’idea narrativa gode della stessa, invidiabile, misura: ce n’è a sufficienza per capire cosa sta succedendo e non a tal punto da prevaricare sulle altre esigenze del gioco. Che sono le solite esigenze di un videogioco: lasciare sufficiente respiro a quello che si fa, mettere nelle mani di chi sta giocando la responsabilità di studiare i problemi e di trovare le soluzioni, coreografare il tutto con ambienti onirici e panorami elegantissimi.
Se voleste ricontrollare il nome dello sviluppatore di Jusant, vi capirei. Perché gli studi franco-canadesi di Don’t Nod non hanno mai espresso qualcosa di lontanamente simile a Jusant. La voglia irrefrenabile di esplorare degli stati d’animo c’era già ed è quella che scorreva tanto in Life is Strange, quanto in Twin Mirror, Gerda o Tell Me Why, che però condividono anche un’impostazione da avventura punta e clicca post-moderna, oltre a una serie di imperfezioni e di limiti (tecnici, spesso) che qua sono scomparsi. A dire il vero mi sono perso Harmony: The Fall of Reverie, pubblicato nell’estate del 2023, ma anche in questo caso mi pare di capire che i testi e i dialoghi siano l’essenza del gioco.